Nel 2013, una scuola di Seattle fece discutere per una decisione controversa: vietare l’uso del termine "uova di Pasqua", invitando gli insegnanti a chiamarle invece "uova primaverili". L’intento era quello di evitare riferimenti religiosi, nel tentativo di rendere la festività più inclusiva per gli studenti di diverse culture e tradizioni.
Tuttavia, la scelta suscitò un acceso dibattito sia sui social media sia tra i genitori degli studenti. Molti criticarono la misura, considerandola un eccesso di politicamente corretto e sostenendo che le uova di Pasqua, pur avendo origini cristiane, fossero ormai un simbolo pasquale largamente secolarizzato e diffuso anche in contesti non religiosi. Altri, invece, difesero la decisione della scuola, ritenendo giusto adottare un linguaggio più neutrale per rispettare la pluralità culturale degli studenti.
L’episodio si inserisce in un dibattito più ampio su come le scuole e le istituzioni debbano gestire le festività religiose in contesti sempre più multiculturali. Sebbene l’iniziativa avesse lo scopo di promuovere l’inclusione, il risultato fu una polemica che mise in evidenza le difficoltà di bilanciare il rispetto delle tradizioni con la volontà di evitare possibili esclusioni.