Il consumo di agnello a Pasqua è spesso associato al sacrificio di Cristo, ma le sue radici sono molto più antiche e affondano in tradizioni sia pagane che ebraiche.
Nelle culture precristiane, l’agnello era simbolo di rinascita e rinnovamento, elementi centrali nelle celebrazioni della primavera. In molte civiltà antiche, l’arrivo della nuova stagione veniva festeggiato con sacrifici di animali come segno di gratitudine per la fertilità della terra e il ritorno della vita dopo l’inverno.
Parallelamente, nella tradizione ebraica, l’agnello ha un significato sacro legato alla Pasqua (Pesach). Secondo il libro dell'Esodo, gli Ebrei in Egitto ricevettero l'ordine di sacrificare un agnello e segnare con il suo sangue gli stipiti delle loro porte affinché l’angelo sterminatore risparmiasse i loro primogeniti. Questo rito divenne parte integrante della celebrazione annuale della liberazione dalla schiavitù.
Nel cristianesimo, il simbolismo dell’agnello si ricollega direttamente a Gesù, definito “Agnello di Dio” nel Vangelo di Giovanni, poiché con il suo sacrificio ha redento l’umanità. Così, la tradizione di consumare agnello a Pasqua si è consolidata nel tempo, unendo elementi culturali e religiosi in una pratica ancora oggi diffusa in molte parti del mondo.