Figuraccia dell’ambasciatore americano in Sudafrica, che dopo le parole pesanti rivolte al governo sudafricano, si è rimangiato tutto porgendo le sue scuse “senza riserve”. Qualche giorno fa, infatti, ha accusato il Sudafrica di fornire armi alla Russia e di farlo in violazione delle sanzioni. Poi ha raffozato la sua dichiarazione pubblica (già molto impegnativa di suo) con frasi del tipo: Ci scommetterei la vita sulla precisione di quella affermazione. E ha aggiunto di volere che il Sudafrica inizi a praticare quel non-allineamento a cui la sua politica dice di essere ispirata. Il governo di Pretoria è subito intervenuto: il presidente Ramaphosa ha chiesto di portare le prove di quello che diceva, mentre il ministro degli Esteri Pandor lo ha convocato per un incontro chiarificatore. Una volta di fronte alla Pandor, Brigety ha ammesso di aver “oltrepassato il limite” e si è rammaricato di aver recato “dispiacere” col suo comportamento. Naturalmente ha pure ritirato le accuse. Il problema è che si tratta di uno scivolone piuttosto grave per un diplomatico di una certa esperienza, che ha mostrato quell’arroganza e quella pretesa di superiorità morale condivisa anche da altri esponenti dell’amministrazione Biden. Infatti il primo portavoce del Dipartimento di Stato USA ha commentato la vicenda descrivendo come preoccupante il fatto che un porto sudafricano abbia ospitato una nave russa sanzionata, agigungendo che Washington criticherà sempre quei Paesi che sostengono la guerra “illegale e brutale” di Mosca.
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