Oggi la Georgia sta tentando di mantenere un difficile equilibrio fra Russia e Occidente, cioè fra i contendenti del conflitto ucraino. La posizione iniziale di Tbilisi era di appoggio totale all’Europa, anzi di desiderio di ammissione alla UE e alla NATO. I legami con l’Ucraina era altresì molto intensi e stretti, come parte del medesimo gruppo di ex Repubbliche sovietiche che volevano entrare nella sfera di influenza di Washington e Bruxelles. La guerra dell’agosto 2008 ha visto la Georgia soccombere e perdere Abcasia e Ossezia del Suda, i suoi territori oggi divenuti Stati indipendenti (anche se riconosciuti da pochissimi altri Paesi). Da quel momento i rapporti con Mosca sembravano compromessi per sempre. E invece oggi sta avvenendo un riavvicinamento inaspettato e a tratti clamoroso, date le circostanze. Dal Cremlino arriva un’apertura al ripristino dei collegamenti aerei e del traffico vacanziero, oltre a una facilitazione alla vita dei cittadini georgiani presenti sul territorio della Federazione Russa. Tbilisi non ha negato i vantaggi di questa offerta e non si tirata indietro, almeno per ora. Le proteste e le critiche delle opposizione hanno fatto clamore, ma senza impensierire il governo, che tiene duro sulla linea dell’interesse nazionale. Persino Washington si è mossa per esprimere rammarico verso l’atteggiamento georgiano e per minacciare in modo velato Tbilisi.
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