Le imminenti elezioni politiche in Bulgaria, previste per il 2 aprile, sono il motivo della decisione dei vertici governativi di Sofia a proposito della fornitura di armamenti a Kiev. Per ora, non verrà più spedito nulla all’esercito ucraino. Si tratta di una forma di rispetto verso i cittadini bulgari, i quali hanno diritto di conoscere le argomentazioni dei vari partiti a proposito di un tema così importante per il presente e il futuro della Bulgaria come la sua posizione nel conflitto russo-ucraino, che rischia di estendersi a tutta l’Europa. Il presidente Rumen Radev ha affermato che devono essere i cittadini a scegliere se continuare ad armare Kiev, portando così a un prolungamento della guerra e magari persino a una sua escalation, oppure battere la via della diplomazia e insistere nel chiedere di aprire negoziati. La Bulgaria in questo frangente ha un ruolo importante, perché oltre alla Polonia e alla Slovacchia è l’unico Paese della NATO che possiede i MiG-29, i caccia di concezione sovietica che Zelensky ha chiesto. Gli hanno detto di sì Varsavia e Bratislavia (sebbene quest’ultima con molte incertezze interne, tali forse da rovesciare il governo), mentre Sofia ha detto di no per il momento. E in futuro la tendenza rimane per il no, perché la società bulgara non desidera assolutamente lo scontro con i russi, visti tradizionalmente - anzi storicamente - come popolo fratello.
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strumentipolitici.it bulgaria-il-presidente-ferma-la-fornitura-di-armamenti-allucraina