BUCAREST – Calin Georgescu è stato eletto presidente della Romania, segnando una svolta epocale nella politica nazionale. Il candidato indipendente, noto per le sue posizioni euroscettiche e il suo messaggio populista, ha battuto al ballottaggio Elena Lasconi, rappresentante della corrente filo-occidentale, ottenendo il 52,3% dei voti.
La sua vittoria riflette un profondo malcontento tra gli elettori, delusi dai partiti tradizionali che hanno dominato il panorama politico per decenni. Georgescu ha incentrato la sua campagna sulla promessa di maggiore indipendenza nazionale, criticando apertamente la NATO e l’Unione Europea. Ha proposto soluzioni drastiche per affrontare problemi interni come la corruzione e la crisi economica, oltre a spingere per una maggiore autonomia energetica e alimentare.
La sua carriera, da agronomo con esperienza nelle Nazioni Unite, è stata tuttavia accompagnata da polemiche. In passato è stato associato all'estrema destra e ha espresso apprezzamento per figure storiche controverse, sollevando preoccupazioni sia all’interno che all’esterno del Paese. Nonostante ciò, ha saputo conquistare il favore di una larga parte dell’elettorato, sfruttando le divisioni sociali e politiche.
Il nuovo presidente dovrà affrontare sfide cruciali, tra cui il delicato equilibrio nei rapporti con l’Unione Europea e la NATO, in un periodo segnato dalla guerra in Ucraina e dalle crescenti tensioni geopolitiche. La sua retorica nazionalista potrebbe isolare la Romania a livello internazionale, ma molti elettori vedono in lui una possibilità di cambiamento radicale.
La vittoria di Georgescu segna l’inizio di una nuova era politica in Romania, con implicazioni che potrebbero estendersi ben oltre i confini nazionali, trasformando gli equilibri interni e la posizione del Paese nello scenario globale.