L’attuale governo della Moldavia è apertamente filo-europeo, al punto da aver ottenuto la scorsa settimana da Bruxelles altri 250 milioni di euro per le sue necessità energetiche e di budget e aver visto elevare rapidissimamente lo status del Paese a “candidato ufficiale” per l’adesione alla UE, nonostante gli endemici problemi interni che in altri tempi l’avrebbero completamente impedita. Il precedente governo, invece, non era europeista, anzi filo-russo: sotto la presidenza di Igor Dodon, in carica dal 2016 al 2020, la Moldavia aveva infatti mantenuto i suoi forti legami economici e culturali con Mosca. Non appena ha ceduto lo scettro all’europesita Maia Sandu, però, Dodon ha passato continui guai giudiziari ed è stato screditato in tutti i modi. Oggi, da un’inchiesta di un gruppo “indipendente” di giornalisti emergerebbero le prove dei fondi che avrebbe ricevuto dal Cremlino per alcuni mesi fra il 2021 e il 2022. Tale gruppo è il RISE Moldova, che a sua volta è sponsorizzato dal Bureau of Democracy, Human Rights and Labor del Dipartimento di Stato americano e anche dalla Open Society Foundations di George Soros. Dodon ha comunque negato ogni accusa, dicendo che si tratta di una macchinazione per oscurare i reali problemi della Moldavia, Paese in cui le proteste di piazza vanno avanti da mesi e almeno metà della popolazione non vuole farsi assorbire dalla UE o peggio ancora dalla NATO, ma intende restare neutrale ed equidistante oppure vicina politicamente alla Russia.
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strumentipolitici.it moldavia-il-governo-ottiene-ancora-soldi-dalla-ue-ma-i-cittadini-protestano