Già iniziato l’autunno caldo delle proteste: hanno cominciato nei Paesi della Mitteleuropa, il 3 settembre nella Repubblica Ceca e poi la settimana dopo in Germania e infine in Austria. A Praga sono scesi in strada 70mila cittadini arrabbiati con il governo per la sua incapacità o la mancanza di volontà di reagire all’inflazione che sembra fuori controllo, con un tasso ormai del 18% che non accenna a rallentare. Poi le bollette energetiche sempre più pesanti e con la prospettiva di restare al freddo quest’inverno: uno degli striscioni diceva “Agli ucraini va il meglio e a noi due maglioni”. I cechi mettono infatti tra i colpevoli dell’attuale situazione gli aiuti militari ed economici all’Ucraina, alla quale sono andati tutti gli sforzi del governo, che starebbe invece ignorando i problemi dei suoi cittadini. Nella manifestazione si sono visti anche cartelli contro la NATO e contro le sanzioni anti-russe: i dimostranti invocano la fine della tensione con Mosca e il ritorno a forniture regolari di energia da parte di Gazprom. Nelle città tedesche hanno manifestato molti cittadini di origine russa, contrari al coinvolgimento militare degli europei nel conflitto ucraino. I tedeschi temono poi di perdere il lavoro e il tenore di vita a causa dei costi eccessivi dell’elettricità e del risaldamento: “Un autunno caldo contro il freddo sociale” era infatti lo slogan degli esponenti della sinistra che erano in piazza, mentre anche la destra identitaria minaccia il governo di un autunno caldo se continuerà nella sua “maledetta guerra” contro la Russia. Infine, sabato scorso vi è stata una manifestazione a Vienna, piuttosto variegata in quanto a tematiche, perché comprendeva sia la destra che commemorava le vittime della campagna vaccinale, sia la sinistra che protestava contro il caro-vita e le bollette esagerate.
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