Finlandia e Svezia stanno aspettando di essere definitivamente accettate in qualità di Paesi membri della NATO. Occorrerà ancora del tempo, non è chiaro quanto, e sorpattutto non vi è la garanzia che tutti gli altri Paesi membri diano la tanto agognata approvazione - vi sono dei tempi tecnici e delle richieste politiche (dalla Turchia in particolare) che devono essere soddisfatte. Soprattutto non vi è la certezza che l’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico, che sulla carta protegge ogni Stato membri coinvolgendo tutti gli altri nella difesa, sia a univoco favore dei due Paesi scandinavi, senza avere delle controindicazioni che pesano molto più dei vantaggi immaginati. La loro adesione è una vittoria mediatica del blocco angloamericano nei confronti della propria opinione pubblica: ora Washington e Bruxelles hanno buon gioco nel mostrare ai cittadini che se anche la Russia non è ancora caduta (come predetto decine di volte dai mass media occidentali!), però si è fatta altri due nemici che sicuramente sposteranno l’ago della bilancia a favore delle democrazie liberali. Peccato che la Russia non stesse minacciando né Stoccolma né Helsinki, come ammesso dalla stessa ambasciatrice finlandese in Italia. Peccato poi che le democrazie scandinave stiano accettando il ricatto dell’autocrazia religiosa di Ankara, che per togliere il suo veto ha chiesto l’appoggio alla sua “lotta al terrorismo”, leggasi repressione della minoranza curda. La Svezia ha già acconsentito all’estradizione di un curdo condannato in Turchia, che si dichiara cristiano e contrario a prestare servizio militare.
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strumentipolitici.it helsinki-e-stoccolma2-nella-nato-cui-prodest