Le denunce e gli allarmi sul possibile contrabbando delle armi occidentali donate all’Ucraina giungono da più voci. Il Ministro della Difesa russo ha dichiarato che parte di esse finiscono sul mercato nero e in Medio Oriente, ma Kiev bolla queste ed altre affermazioni di diversi soggetti come “banale propaganda”, che avrebbe l’obiettivo di fermare il flusso di materiale bellico dai magazzini dei Paesi NATO e UE a quelli dell’Ucraina. In realtà coloro che denunciano questo pericolo sono voci auterevoli come Europol ed Interpol. E bisogna anche citare Bonnie Jenkins, sottosegretario di Stato americano per il controllo degli armamenti e gli affari di sicurezza internazionale. A Bruxelles, in una recente conferenza stampa seguita a colloqui coi partner europei, incalzata dai giornalisti ha spiegato che gli Stati Uniti trattano la faccenda con molta serietà, consci del rischio che corrono le “tecnologie difensive” prodotte negli USA e desiderate dai trafficanti e dalla criminalità. Non ha spiegato come Washington le tenga sotto controllo, ma ha detto che c’è l’impegno a cooperare con Kiev per monitorarne i passaggi. Intanto, l’Unione Europea ha annunciato la creazione dello “EU Support Hub for Internal Security and Border Management”, un centro per l’implementazione di misure di sicurezza installato in Moldavia, cioè al confine con l’Ucraina. Come comunicato dal commissario agli affari interni della Commissione Europea Ylva Johansson, lo scopo è dare competenze e cooperazione a Chișinău per contrastare fenomeni criminali come il contrabbando di armi.
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