La Macedonia del Nord sta cercando soluzioni al deficit di energia che si sta sempre di più concretizzando come una minaccia al funzionamento del Paese già dal prossimo inverno. Le importazioni di gas provengono interamente dalla Russia, dunque non si ha la certezza esse continuino a lungo, perché l’Unione Europea sembra voler imporre l’embargo definitivo. E allora Skopje rende più semplice ai privati produrre elettricità e poi immetterla nella rete nazionale: di recente sono stati alzati i kilowatt consentiti, sia a livello privato che commerciale. L’obiettivo per il 2030 è di passare da 94 megawatt prodotti dai pannelli solari del Paese a 250 megawatt. E nell’ambito dell’Open Balkan, organismo che include i Paesi dei Balcani Occidentali, Skopje ha accettato la proposta di Belgrado di creare un gruppo di lavoro per migliorare le condizioni dei sistemi energetici dei rispettivi Stati, compresa l’Albania. Si parla dunque di progetti e di investimenti nell’energia solare e in quella eolica e negli stoccaggi sotterranei di gas. Il ministro dell’Economia Kreshnik Bekteshi ha detto che nel breve esclude blackout o interruzioni nell’erogazione dell’elettricità, ma anche detto che il governo potrebbe dichiarare lo stato di crisi energetica: l’obiettivo è intervenire dove possibile per garantire la fornitura stabile di energia. L’azienda statale preposta è la Elektrani na Severna Makedonija (ESM), che dovrebbe ricevere 100 milioni di euro dalla BERS, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.
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