Dal 13 luglio la Corea del Nord è divenuta il terzo Paese al mondo, dopo Russia e Siria, a riconoscere la sovranità della Repubblica Popolare di Donetsk (DNR) e di quella di Lugansk (LNR). Ed è anche il secondo con la Federazione Russia tra quelli del ristretto circolo (nove “membri”) dei detentori di bombe nucleari. Anche l’Abcasia e l’Ossezia del Sud ha formalizzato la legittimità di DNR e LNR, ma essendo Stati a riconoscimento limitato, hanno naturalmente un peso politico di gran lunga inferiore rispetto a Pyongyang. La mossa di Kim Jong-un è giunta a sorpresa e non è necessariamente stata effettuata per aiutare il Cremlino. Anzi, in un certo senso abbassa persino le quotazioni della Russia, che oggi ha in comune con la Nord Corea il fatto di essere oggetto di sanzioni sempre più pesanti. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, dopo aver disposto la rottura delle relazioni diplomatiche con Pyongyang, ha dichiarato che presto la Russia sperimenterà il medesimo livello di isolamento della Corea. Mosca e Pyongyang già intrattenevano rapporti politici e commerciali che non avevano bisogno di un tale stimolo. Dunque è probabile che Kim abbia preso questa decisione non guardando ad ovest, all’Europa, ma verso est, oltre l’Oceano Pacifico. Il suo gesto potrebbe essere una di quelle azioni eclatanti e inaspettate che già in passato, come per i test nucleari, hanno indotto gli Stati Uniti a dialogare e ascoltare la voce di Pyongyang. Oggi Biden, con le sue sconfitte in politica estera, le gaffe pesanti e imbarazzanti e le elezioni di midterm in vista, non può perdere terreno anche in Estremo Oriente. Kim forse vuole approfittare della debolezza attuale di Washington.
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