Un attacco della Cina a Taiwan viene considerato sempre più probabile dagli analisti americani, che spingono per far sì che il linguaggio di Biden sia meno ambiguo sulla questione, ma più deciso e diretto. E in effetti, in visita a Tokyo alla fine di maggio per un vertice con i partner del Pacifico, “Sleepy Joe” ha fatto dichiarazioni che indicano come gli USA si schiereranno concretamente a fianco di Taipei in caso di aggressione cinese. A Washington si è così passati alla cosiddetta “chiarezza strategica” nella vicenda taiwanese, che presuppone l’invio di armamenti e sistemi difensivi per rendere l’isola inespugnabile. Sta infatti per essere attuato un nuovo pacchetto bellico destinato a Taipei, il quarto dell’amminstrazione Biden, che con Taiwan ha già fatto affari in campo militare per oltre 1 miliardo di dollari. Quello su cui punta Washington è la vendita di armi e materiali che rendano Taipei pronta alla “guerra asimmetrica” contro il di gran lunga più potente e numeroso esercito cinese. L’approccio asimmetrica è infatti reputato il più adatto in questo caso per respingere le varie forme possibili con cui Pechino potrebbe decidere di aggredire Taiwan: forse non uno sbarco anfibio diretto e massiccio, ma anzitutto la presa degli isolotti prossimi alla costa, un cyber-attacco, un blocco navale.
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