Nel Medioevo, la giustizia non si basava solo su prove e testimonianze, ma spesso si affidava al volere divino attraverso pratiche come il duello giudiziario. In queste sfide all’ultimo sangue, due contendenti si affrontavano armati, convinti che Dio avrebbe concesso la vittoria a colui che era nel giusto. Il vincitore veniva quindi riconosciuto come il portatore della verità e otteneva il verdetto a suo favore.
Questa pratica, diffusa in Europa tra il IX e il XVI secolo, era considerata una forma di ordalia, un giudizio divino in cui il destino decideva la colpevolezza o l’innocenza. I duelli giudiziari potevano essere utilizzati per risolvere dispute di vario genere, dai crimini più gravi alle questioni di onore e proprietà. Erano regolati da precise norme e si svolgevano davanti a un’autorità giudiziaria o nobiliare.
I combattenti, spesso cavalieri o nobili, si sfidavano con spade, lance o mazze, ma in alcuni casi anche contadini e cittadini comuni potevano prendere parte a questi duelli, armati con armi rudimentali. Per le donne accusate di un crimine, esistevano varianti in cui il combattimento avveniva con regole particolari, come l’uso di pietre o bastoni.
Col tempo, il duello giudiziario venne progressivamente sostituito da processi basati su prove e testimonianze. Tuttavia, in alcuni paesi europei, rimase una pratica legale fino al XVII secolo, sopravvivendo come ultimo residuo di un’epoca in cui la giustizia si affidava più alla forza delle armi che alla ragione.