Nel Medioevo, la polvere di mummia egizia era considerata un rimedio per una vasta gamma di malattie. Medici europei, affascinati dall'antico Egitto e dalle sue presunte conoscenze mediche avanzate, credevano che le mummie contenessero proprietà curative straordinarie. Questa credenza, diffusa in tutta Europa, portò a un vero e proprio commercio di mummie, alimentando un mercato macabro e redditizio.
La polvere di mummia veniva ottenuta macinando i resti mummificati, spesso acquistati illegalmente da trafficanti che saccheggiavano le tombe egizie. Questa polvere veniva quindi mescolata con altri ingredienti per creare medicinali di vario tipo, come pillole, unguenti e pozioni. Si credeva che potesse curare le ferite, alleviare il dolore, rafforzare il sistema immunitario e persino prolungare la vita. Queste credenze si basavano su una combinazione di fattori, tra cui l'ammirazione per l'antico Egitto, la scarsa conoscenza dell'anatomia e della fisiologia umana, e la mancanza di metodi scientifici per valutare l'efficacia dei trattamenti.
La domanda di mummie egizie era così alta che si sviluppò un vero e proprio commercio, spesso alimentato da furti e saccheggi di tombe. Le mummie venivano importate in Europa, dove venivano macinate e vendute a caro prezzo come medicinale miracoloso. Questo commercio macabro, oltre a danneggiare il patrimonio archeologico egizio, sfruttava la credulità popolare e alimentava false speranze di guarigione.
La pratica di utilizzare la polvere di mummia come medicinale iniziò a declinare nel XVII secolo, con l'avanzare della scienza e della medicina moderna. Tuttavia, l'idea che le mummie potessero avere proprietà curative persistette per un certo periodo, alimentando leggende e racconti. Oggi, la polvere di mummia è considerata una curiosità storica, un esempio di come le credenze errate e la mancanza di conoscenze scientifiche possano portare a pratiche mediche dannose e inefficaci.