Cresce la tensione tra America e Cina. Il rapporto tra i due, soprattutto dal Covid-19 in poi, è palesemente peggiorata e la situazione degenerata. Washington accusa Pechino, oltre che per la pandemia, anche per questioni di tecnologia, diritti umani, fino alle questioni di Hong Kong, Taiwan, Mare Cinese Meridionale, Tibet e Xinjiang.
L’ultimo motivo di scontro è nato dalle accuse di spionaggio rivolte dall’amministrazione Trump alla Cina. Queste hanno portato alla chiusura addirittura del consolato cinese a Houston, in Texas. Il 21 luglio scorso le autorità americane hanno ordinato al detto consolato la cessazione di tutte le operazioni e gli eventi.
Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha affermato, senza mezzi termini: “Ora basta, bisogna rispristinare un equilibrio nelle relazioni”, e ha accusato Pechino anche di usare metodi coercitivi contro i diplomatici Usa in Cina e di impedire loro di incontrarsi con membri dell’opposizione. Pompeo ha dichiarato anche che “questa assenza di reciprocità, come ha detto più volte il presidente Trump, è inaccettabile. Se il mondo libero non cambierà la Cina comunista, la Cina comunista cambierà noi”.
Plurime le risposte dall’altro fronte. Wang Wenbin, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, ha detto che “la Cina condanna fermamente questa azione scandalosa e ingiustificata” considerata “una provocazione unilaterale” e che “mina le relazioni bilaterali. È una grave violazione delle leggi internazionali, delle norme alla base delle relazioni internazionali e delle misure relative ai trattati consolati Cina-Usa, ed è un tentativo deliberato di minare le relazioni Cina-Usa”. Ha inoltre twittato che l’amministrazione Trump “sta sorvegliando, molestando e reprimendo studenti e ricercatori cinesi negli Stati Uniti, attribuendo loro colpe presunte che rappresentano una persecuzione politica chiara e che viola gravemente gli interessi dei cittadini cinesi”.
L'interferenza, come dichiarano fonti cinesi, non è mai nei geni e nella tradizione della politica estera cinese. Le missioni diplomatiche cinesi sono sempre mirate a far progredire i due popoli nella comprensione reciproca e nell’amicizia.
A seguito di questa azione e in tutta risposta, poche ore dopo, e dietro l’ordine del Governo cinese, gli Stati Uniti hanno dovuto chiudere il consolato di Chengdu, nella Cina sud-occidentale, capitale della provincia del Sichuan. Questo per rispondere in modo deciso e con la stessa moneta.
Vale la pena ricordare, in questo contesto, che quello di Chengdu è un centro urbano interessante sia dal punto di vista economico che geopolitico. Un consolato di rilevante importanza strategica, soprattutto per la sua vicinanza al Tibet. È uno dei punti di ingresso più comodi, infatti, per entrarvi, così come lo Xinjiang, al centro delle diatribe tra Usa e Cina.
Per Wang Wenbin alcuni membri del personale del consolato generale degli Stati Uniti a Chengdu avrebbero svolto attività incompatibili perché interferenti negli affari interni della Cina, andando contro gli interessi di sicurezza del Paese. Tra le altre cose, a Chengdu sorge una delle fabbriche in cui si assemblano dispositivi Apple e questo potrebbe attirare interessi economici per la gestione degli affari legati alle varie imprese americane locali.
Il rischio di arrivare ad una nuova guerra fredda non è poi così remoto, purtroppo. Condannando queste provocazioni, si potrebbe stabilire un rapporto di confronto e di crescita. Mosse del genere possono definitivamente sabotare le relazioni Cina-Usa.
Chissà che non sia una mossa del governo Trump che, in vista delle prossime elezioni e constatando un calo di consensi, abbia ben pensato di compiere un’azione forte come la chiusura del consolato di Houston per tentare di far risalire la preferenza nei suoi confronti.
Di certo non può uno Stato, qualsiasi esso sia, per interessi politici o economici, ignorare la reciprocità e accordi che salvaguardano le relazioni internazionali o compiere azioni del genere senza valutarne le conseguenze.
È utile esortare ogni Stato a ripensare qualsiasi posizione rigida e provocatoria per preservare una pace che è necessaria oggi più che mai, in un mondo già così provato anche dal Coronavirus.
In questo, l’Unione Europea può assumere un ruolo sicuramente decisivo. Viviamo in un mondo ormai globalizzato e con orizzonti sempre più ampi, in cui l’interconnessione non può essere ignorata e anzi deve essere incoraggiata. Deve essere interesse di tutti trovare la strada per una duratura distensione tra America e Cina. Nella ricerca di un utile multilateralismo, ecco che l’Europa non può stare a guardare. Questo è l’auspicio per l’interesse di tutti i Paesi e del mondo intero.
Perché se si continua di questo passo, si potrà solo consolidare la guerra in atto, probabilmente nemmeno troppo fredda e che va scongiurata in tutti i modi.