Grazie alle campagne vaccinali, le economie hanno potuto riparire e far intravedere una parvenza di normalità, dopo i lunghissimi mesi in cui l'economia è stata martoriata dalla crisi Covid. Tuttavia, i problemi non sono certo finiti.
Non siamo usciti dalla crisi
Ci sono ancora ondate di contagi per via delle varianti del Coronavirus, così come ci sono da fronteggiare diverse conseguenze economiche della pandemia. Prime fra tutte l'inflazione.
Per non parlare poi di alcuni settori, che la crisi innescata dalla pandemia ancora la stanno pagando carissima, come il turismo.
Inflazione e banche centrali
L'aumento dell’inflazione ha messo molta pressione sulle banche centrali. Dopo gli anni di politica monetaria accomodante, fatta di stimoli all'economia, è arrivato il tempo di fare un passo indietro. Bisogna capire però la portata e la velocità dell’aumento dei tassi d’interesse.
In questo senso la FED e la BCE si muovono a passo diverso. La Banca centrale americana è lanciata verso le strette monetarie, quella europea ha mantenuto i tassi invariati a dicembre e ha annunciato che procederà a una riduzione degli acquisti di titoli nei prossimi mesi, pur mantenendo la flessibilità in caso di peggioramento della pandemia.
Crisi e Borsa
Malgrado la persistenza del virus e la crisi economica, la crescita dell'inflazione e le incognite sulle mosse delle banche centrali, le Borse corrono. I mercati europei hanno chiuso il 2021 in bellezza, con l’indice MSCI Europe in rialzo del 25,1% in euro.
Durante il 2021 ci sono state diverse rotazioni cicliche, anche se alla fine i più performanti sono stati i titoli growth. A brillare sono stati soprattutto i settori sanità e informatica.
Basta citare Apple, che ha chiuso il 2021 in orbita 180 dollari (e non si vedono ancora candele di inversione), e a inizio anno è stata la prima società al mondo a superare i 3.000 miliardi di dollari di capitalizzazione. Nell'agosto del 2020, era stata la prima a superare la soglia dei 2.000.
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Titoli forti... sempre più forti
C'è un aspetto che merita di essere evidenziato. Dalla crisi pandemica i titoli che erano forti sono usciti con forza, staccando gli altri.
E' evidente ad esempio nel settore del lusso, dove Louis Vuitton e Hermès hanno avuto un aumento delle vendite di oltre il 35% rispetto ai livelli pre-crisi, mentre i loro maggiori concorrenti si sono fermati a malapena ai livelli del 2019.
Discorsi analoghi si possono fare nella cosmesi (vedasi L’Oréal) e nell'alimentare (vedasi Nestlé).
Le prospettive
Riguardo al futuro che possiamo dire?
Molte incertezze legate alle forniture, all’inflazione e ai tassi d’interesse persisteranno ancora. Ma questo non impedisce di guardare al 2022 con un moderato ottimismo.
L'accelerazione della crescita del mercato dovrebbe sostenere una solida crescita degli utili.