Nel corso della campagna elettorale che lo ha portato al timone dell'Argentina, il presidente Javier Milei ha parlato molto di valute. In special modo, si è apertamente espresso a favore di una dollarizzazione del Paese. Abbandonare il peso per adottare il dollaro tuttavia è un processo ne' facile, ne' di sicura efficacia.
L'andamento delle due valute
Partiamo da un dato concreto, ossia il rapporto tra le due valute. Il peso argentino scambia ai minimi storici rispetto al dollaro americano. Ufficialmente il rapporto USD/ARS viaggia attorno alla soglia di 1000, ossia 50 volte di più rispetto a quanto scambiava nel 2017. Anche dal punto di vista tecnico, lo scenario è desolante, con gli indicatori forex più utilizzati che evidenziano una spinta nulla da parte della valuta argentina.
Al di là di questo, gli argentini hanno capito che i pesos valgono carta straccia e, soprattutto, non sembrano avere un futuro. Lo sa anche Milei, che per questo vorrebbe adottare il dollaro.
Dollarizzare conviene?
La convinzione del presidente argentino è che affiancando il dollaro statunitense al peso, per poi procedere a una graduale sostituzione, porrebbe fine a un'inflazione che è tra le più alte del mondo, riuscirebbe ad arginare le fughe di capitali e ridurrebbe il costo dell’indebitamento internazionale, oltre a guadagnarsi la fiducia degli investitori.
L'esempio di alcuni "vicini di casa"
Milei può contare un un paio di esempi assai vicini. In America Latina infatti Panama, Ecuador ed El Salvador hanno come valute il dollaro. Ma i risultati sono stati controversi. I grossi problemi riguardano la perdita di potere delle banche centrali, che non avrebbero più il controllo sulla politica monetaria. Così come i governi avrebbero meno autonomia di influenzare l'andamento economico. Poter contare sulla svalutazione della propria valuta per fare spread trading ed attirare i capitali stranieri, diventa una opzione non più percorribile.
Nessuna svolta senza le riforme
In generale, un percorso di questo tipo non basterebbe da solo a risollevare un'economia. Per riuscirci invece servono forti riforme strutturali, e quindi un approccio molto a lungo termine. A tal proposito, il presidente argentino ha incassato il parere negativo del FMI, secondo il quale la dollarizzazione non può sostituire una politica monetaria sana e che l’Argentina dovrebbe migliorare la propria produttività ed aprirsi ad investimenti esteri, riformare il sistema fiscale e solo allora la dollarizzazione potrebbe essere un’opzione. Riforme strutturali, appunto.