Sono le condizioni meteo l'elemento cruciale per chi investe in questi giorni nel mercato petrolifero. E' infatti in arrivo negli USA la tempesta tropicale Laura, che dopo aver colpito la costa occidentale di Cuba, ha acquistato potenza ed è diventata un uragano. E potrebbe diventare di categoria 4, ovvero altamente distruttivo.
Non solo. C'è anche un altro uragano, Marco, che dopo aver raggiunto la categoria 1 per qualche ora, ha già impattato lunedì 24 agosto gli stati della Louisiana e del Texas, declassandosi poi a tempesta tropicale.
L'uragano che spaventa il mercato petrolifero
Per questo motivo è scattato l'allarme tra i produttori di oro nero, con sospensioni di attività e chiusure cautelative. E tutto questo ha dato tonicità alle quotazioni del petrolio. I produttori del mercato petrolifero hanno immediatamente risposto alla minaccia climatica, tagliando la produzione di greggio. Per intensità, siamo molto vicini ai tagli produttivi che ci furono nel 2005, quando passò l’uragano Katrina. All'epoca furono del 905, stavolta siamo all'84%.
Secondo l'Energy Information Administration, ad essere interessata dal passaggio di Laura sarà un’area che rappresenta oltre il 45% della capacità totale di raffinazione del petrolio a stelle e strisce, nonché il 17% della produzione di petrolio. Lungo la costa tra Texas e Louisiana (zone dove è in corso l'evacuazione di centinaia di migliaia di abitanti), sono state fermate le raffinerie, i produttori hanno evacuato 310 impianti offshore, ed hanno sforbiciato in modo massiccio la produzione di greggio (circa 1,56 milioni di barili al giorno).
Consiglio: un modo alternativo è interessante di osservare l'andamento del mercato del petrolio, è sfruttando le candele Heikin Ashi grafico.
Come ha reagito il mercato petrolifero
In uno scenario simile, era inevitabile che i prezzi del petrolio avessero una spinta al rialzo. Sia WTI che Brent sono infatti cresciuti nelle ultime ore, anche se in modo non proprio veemente. L'Adx indicatore trading infatti non evidenzia situazioni estreme. Anzitutto perché le condizioni meteo potrebbero avere un brusco impatto solo nel breve termine sull’offerta. In secondo luogo perchè il calo dell'offerta è in parte bilanciato dall'aumento della produzione libica e anche americana, dove nel complesso il conteggio dei pozzi attivi è tornato a salire.
Inoltre a tenere banco c'è sempre la questione Covid, che minaccia di rallentare la ripresa economica e di conseguenza la domanda di petrolio.