La guerra commerciale tra USA e Cina è ufficialmente sfociata in guerra valutaria. Come risposta alla nuova ondata di dazi voluta da Trump, la Cina ha consentito che la propria valuta subisse un svalutazione pesante contro il dollaro, tanto da giungere al valore minimo in 11 anni.
La svalutazione competitiva dello Yuan
Che le cose stessero volgendo al peggio si era capito da qualche giorno. Settimana scorsa Trump aveva annunciato via Twitter che da settembre scatteranno nuovi dazi del 10% su 300 miliardi di beni cinesi. La rezione di Pechino non si era fatta attendere, con la minaccia di contromosse. Che puntualmente sono arrivate. La Cina non solo ha deciso di bloccare le importazioni di prodotti agricoli statunitensi, ma la sua banca centrale (People’s Bank of China) ha consentito che il renminbi avesse una forte svalutazione contro il dollaro, imputato in maniera esplicita la perdita di valore all’aspettativa dei nuovi dazi.
Come detto, le autorità cinesi hanno consentito che lo yuan perdesse il livello psicologicamente importante di 7 per dollaro (calo giornaliero dell’1,4%), cosa che non si vedeva sulle migliori piattaforme di trading Forex online dalla crisi finanziaria globale del 2008. Anzi, proprio l'istituto centrale ha dato l’impulso iniziale questa svalutazione, fissando un tasso giornaliero per la valuta al suo livello più debole in otto mesi (midpoint giornaliero a 6,9225 per dollaro prima dell’apertura del mercato, il suo livello più debole dal 3 dicembre 2018).
L'effetto contagio su altre valute
C'è bastato poco perché la paura cominciasse a propagarsi su tutti i mercati, e che i migliori segnali operativi Forex gratuiti cominciassero ad accendersi furiosamente. Del resto una mossa così forte da parte delle autorità cinesi, potrebbe essere il segnale chiaro che i negoziatori hanno quasi abbandonato le speranze di un accordo commerciale con gli Stati Uniti. Intanto Trump - con l'ennesimo Tweet - ha accusa la Cina di manipolazione valutaria, e di aver operato una svalutazione competitiva.
Le valute più legate all'economia cinese sono cadute a lovo volta, come il Won coreano (che si avvia verso la più grande perdita giornaliera dall'agosto 2016) e il dollaro australiano (che scende a un minimo di sette mesi contro il dollaro). Le valute rifugio invece hanno avuto una forte spinta, tanto che lo yen giapponese è giunto ai massimi da inizio anno sul dollaro ed euro.
Ma non finisce qui. Poichè la mossa di Pechino sta rafforzando il dollaro, finisce per mettere più pressione alla Federal Reserve perché allenti la politica monetaria. Non a caso adesso il mercato prezza tagli dei tassi da parte della Fed per 60 punti base entro fine anno.