Tornano ad emergere dei segnali di debolezza per la sterlina britannica. E come al solito a pesare sono le ultime novità riguardanti il fronte Brexit.
Brexit e sterlina britannica
La premier Theresa May intende illustrare giovedì a Bruxelles "nuove proposte" sul backstop, ovvero il meccanismo che permetterà di avere un confine non rigido tra l’Irlanda del Nord – che fa parte del Regno Unito – e la Repubblica dell’Irlanda una volta formalizzata la separazione del Regno Unito dal resto della UE. Le idee sul tavolo sono tre. Non è chiaro però se ne verrà presentata una sola oppure due o tutte quante a Jean-Claude Juncker, così da consentire alla Ue di esprimere una preferenza. Quel che è certo è che il cammino della May va avanti con il preciso intento di trovare una intesa entro il 29 marzo, senza chiedere deroghe.
Il tentativo di May è stato aspramente criticato da Jeremy Corbin, leader dell'opposizione. "Ottenere modifiche all'accordo sulla Brexit che non è riuscita a portare a casa in due anni è vano, e rischia di mettere il Paese di fronte al pericolo d'uno sconsiderato No deal".
Gli effetti sul mercato valutario
Questa situazione di nuova incertezza sta pesando sulla sterlina britannica, che attualmente scambia intorno ai 1,29 dollari dopo aver dato luogo a un pattern pennant trading. Secondo molti analisti c'è però spazio per un ulteriore ribasso della valuta britannica, giacché i mercati sono preoccupati che ammesso che si trovi un accordo con la UE, la clausola di backstop possa essere motivo di una nuova bocciatura da parte del parlamento. Scenario questo che provocherebbe una ‘no-deal Brexit’, con invetiabili pesanti conseguenze sulla sterlina britannica.
Domani intanto c'è un altro appuntamento importante per i mercati, ovvero la prima riunione del 2019 della Bank of England (BoE). Ma sarà un appuntamento che, contrariamente a quanto accade di solito, non scalderà gli animi di chi fa strategie scalping Forex 1 5 minuti. Infatti tenuto conto della situazione generale, difficilmente l'istituto centrale londinese farà dei cambiamenti di politica monetaria. I tassi di interesse dovrebbero rimanere invariati allo 0,75%, anche se ci sarà molto interesse riguardo al report sull'inflazione. Quella a breve termine dovrebbe essere riveduta al ribasso a causa di prezzi dell'energia più bassi, ma ciò che è più importante da un punto di vista di politica monetaria è l'inflazione a due e tre anni. Va pure ricordato che i dati macro recenti non sono stati incoraggianti. Tutti gli indici Pmi di gennaio sono stati deboli, e quelli sui servizi che sono scesi al livello più basso da luglio 2016.