Il rendimento dei Treasury si avvicina al massimo da circa 4 anni, con inevitabili implicazioni sul quadro generale relativo alla inflazione USA. Dopo la cavalcata della settimana scorsa, anche quella appena cominciata è all'insegna del rialzo. La forte crescita del rendimento dimostra come tra gli investitori stia crescendo l'idea che ben presto la dinamica dei prezzi americani possa impennarsi. Un balzo dell'inflazione porterebbe con sé anche un incremento delle possibilità che la FED acceleri il cronoprogramma del rialzo dei tassi di interese.
Bond e inflazione
Alla base di questa view c'è soprattutto la crescita di alcune commodities. Se prendiamo uno qualunque dei migliori broker regolamentati Consob, possiamo vedere come ci sia stata una forte corsa dei prezzi del petrolio e dei metalli. Il motivo è stato l'accrescimento delle tensioni geopolitiche e commerciali a livello internazionali. La guerra dei dazi e anche la tesnioen che c'è sul fronte siriano, infatti hanno imrpesso un forte movimento rialzista al mercato di alcune materie prime. Dal momento che l'inflazione finisce per erodere il valore di bond sovrani in circolazione, è chiaro che gli investitori preferiscono alleggerire le loro posizioni.
Secondo gli ultimi dati sui future sui Fed Funds, c'è una possibilità del 46% (dal punto di vista degli investitori) che entro la fine del 2018 i ritocchi al costo del denaro da parte della Federal Reserve possano essere tre o più; l'istituto centrale americano ne ha previste tre nella sua riunione di marzo, ma il mercato non esclude quindi la possibilità che ce ne possa essere una aggiuntiva. Anche per questo motivo molti trader hanno cominciato a comprare il dollaro, ed altri che sfruttano strategie trend following (breakout swing trading) si sono messi in scia facendo altrettanto. Il decennale Usa vede i rendimenti salire al 2,97%.
Il sell-off sull'obbligazionario statunitense è stato accompagnato dalla crescita del dollaro Usa, con l'Index arrivato ai massimi da inizio marzo. Il dollar index, che misura la forza del biglietto verde contro un paniere di sei delle principali valute mondiali, è infatti salito a 90,46, ovvero al livello più alto da inizio marzo. Una bella spinta è arrivata pure dal fronte geopolitico, visto che la Corea del Nord ha reso noto che interromperà i test missilistici e nucleari prima dell'atteso del vertice con il presidente degli Stati Uniti. Questo ha finito per tranquillizzare i mercati e riportare i trader dagli investimenti sui beni rifugio verso quelli a maggiore rischio.