I prossimi mesi potrebbero riservare delle opportunità interessanti per i mercati emergenti. Ci sono infatti due fattori che potrebbero fare dai driver per queste aree economiche, ossia inflazione e crescita in ripresa.
Entrambi questi elementi potrebbero dare una spinta tanto agli investimenti in bond, quanto alle valute di questi paesi.
Il ruolo dell'inflazione
A partire dalla seconda metà dello scorso anno si è radicata la convinzione che l'inflazione degli Stati Uniti sarebbe calata rapidamente, spingendo così la Federal Reserve verso un taglio dei tassi di interesse. Questo scenario in realtà non si è verificato così rapidamente come si aspettavano i mercati, ed anzi un paio di fiammate dell'inflazione durante questo periodo hanno provocato vendite nei titoli del tesoro americano e un impatto negativo anche sulle obbligazioni dei mercati emergenti.
I tagli dei tassi di interesse
Tuttavia il calo dell'inflazione c'è già, è evidente, ed anche gli indicatori leading confermano che il calo continuerà. In sostanza più che altro non sono in discussione i tagli dei tassi, quanto il momento in cui la Fed comincerà le sforbiciate e quante volte le farà.
Attualmente i mercati prevedono solo uno o due tagli entro la fine del 2024, ma se l'inflazione calerà rapidamente il processo di allentamento monetario può essere più rapido, supportando così gli asset rischiosi come i Bond dei mercati emergenti.
Del resto i loro rendimenti sono già elevati rispetto al passato e questo ne ha aumentato l'appeal. Se l'inflazione dovesse diminuire più rapidamente, questo fascino aumenterebbe ancora di più.
Il fattore crescita
A giocare a favore dei mercati emergenti non c'è soltanto l'inflazione, ma anche l'andamento della crescita. Le condizioni economiche generali sono in netto miglioramento. Soprattutto in alcune zone la situazione potrebbe ulteriormente accelerare in positivo, con ricadute a cascata sul sistema finanziario.
A quel punto i mercati emergenti diventerebbero molto più attrattivi. Se poi si dovesse aggiungere anche una certa debolezza del dollaro americano (attualmente il Dollar Index viaggia poco sotto quota 106, dati Quotex), anche l'esposizione alle valute emergenti potrebbe dare buoni frutti.