Com'era successo due anni fa, numerosi analisti manifestano una certa preoccupazione per come si stanno muovendo i mercati. La loro corsa sfrenata infatti potrebbe significare l'imminente lo scoppio di una bolla.
Visto che la previsione di due anni fa si rivelò totalmente sballata, quella attuale farà la stessa fine oppure no?
I mercati a distanza dei due anni
All'inzio del 2022 lo scenario era completamente diverso da quello attuale. Stava per finire l'epoca dei tassi di interesse ai minimi storici, a causa della corsa che avrebbe fatto l'inflazione. All'epoca i prezzi delle azioni stavano già andando in discesa, mentre i titoli di Stato venivano presi a martellate. Perfino il settore delle criptovalute sembrava in caduta verticale. In quel contesto, i profeti di sventura sui mercati proliferavano. Ma avevano torto...
Cosa è successo invece...
Sul finire del 2022 i mercati azionari americani toccarono il minimo storico, e sembrava che le previsioni fosche avessero effettivamente ragione. Ma a distanza di 18 mesi, e dopo una corsa frenetica al rialzo dei tassi di interesse, i mercati azionari di tutto il mondo sono tornati ai massimi storici e li hanno anche superati. Perfino il settore delle criptovalute ha viaggiato forte, stabilendo nuovi record sul Bitcoin.
Questa corsa eccessiva dà modo ai profeti di sventura di pronosticare una bolla, facendo un parallelismo con quello che accade sulle dotcom negli anni Novanta. All'epoca molti operatori di mercato ritenevano che l'innovazione avrebbe cambiato completamente il mondo e portato alla nascita di nuovi giganti aziendali. Molti di coloro che puntarono forte su quel cambiamento hanno perso tutto, nonostante avessero scommesso su aziende che effettivamente poi hanno avuto un boom straordinario.
La realtà sulla bolla
Possiamo tranquillizzare tutti. Il rischio di una bolla speculativa nasce quando i prezzi a cui vengono scambiati gli asset finanziari sui mercati sono completamente slegati dai fondamentali economici, primi fra tutti quelli l'andamento della domanda e dell'offerta. Proprio quando il contesto è slegato, a quel punto l'euforia agisce come un pattern wedge (cuneo) amplificando lo slegamento, e una volta che passa l'euforia non c'è più niente a tenere a galla i prezzi. A quel punto scoppia la bolla.
Allo stato attuale invece questa euforia sembra non esserci ancora. Un'indagine condotta dalla banca Goldman Sachs ha evidenziato che i titoli più importanti dell'indice Standard & Poor's hanno prezzi costosi, ma pari soltanto a 25 volte gli utili previsti per il prossimo anno. Si li proiettassimo sulle bande di Bollinger, non saremmo ancora giunti sulla banda superiore. Durante il periodo che anticipò la bolla dotcom, questi prezzi erano 43 volte gli utili. Siamo quindi ben lontani da quello scenario.