L’Europa non è riuscita a eliminare del tutto la sua “sete” di gas russo. Avrebbe potuto farlo solo a patto di azzerare la propria economia e la propria industria e spegnere del tutto il riscaldamento. I governi non potevano permettersi scelte così radicali anche a fronte di annunci giubilanti sull’imminente fine della dipendenza energetica da Mosca. In realtà, il prezzo che ancora pagano i Paesi europei è quello di acquistare gas da altri fornitori “amici” a costi esorbitanti (e dicono pure che è il mercato, bellezza!) e di acquistare comunque combustibile dalla Russia sotto forma di GNL. La beffa oltre al danno è infatti quella di continuare a comprare dalla Russia in un modo o nell’altro: o comprando direttamente il gas naturale liquefatto o comprando indirettamente il suo gas che passa da gasdotti di Paesi terzi come ad esempio la Turchia. E a rimetterci sono sempre i cittadini. Ad essi il governo di Copenhagen chiede di non rinunciare alle buone abitudini di parsimonia che hanno permesso di arrivare indenni a questo stadio della stagione fredda. La Danimarca dovrebbe riuscire a terminare l’inverno senza svuotare i depositi, ma ai cittadini si raccomanda di risparmiare ancora, altrimenti il problema potrebbe ripresentarsi nel 2024. E in Germania ormai ammettono di essere lontani ancora “anni” dal sostituire le importazioni di gas russo con quelle di GNL. Solo nel 2026, forse, Berlino avrà le infrastrutture necessarie per stoccare i 56 miliardi di metri cubi di GNL come era nel 2021 quando comprava da Mosca. L’Austria, infine, ha appena ottenuto dalla Commissione Europea una tranche da 100 milioni di euro destinata a placare i prezzi dell’elettricità e a trovare modi nuovi per risparmiarla.
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strumentipolitici.it leuropa-che-vuol-boicottare-il-gas-russo-alla-fine-lo-compra-lo-stesso-e-ci-rimette-pure