La Banca Mondiale ha diffuso i dati della sua relazione semestrale sulle condizioni economiche di Gibuti, piccolo Stato del Corno d’Africa che gode di una posizione fortemente strategica. Dopo la ripresa del 2021, vi è il rallentamento del 2022, ma le prospettive per il 2023 sono buone. Gibuti infatti sta ricevendo gli investimenti cinesi e quelli dei Paesi vicini come l’Etiopia, che hanno bisogno dei suoi porti e delle sue infrastrutture per sostenere in primis l’industria petrolifera. Quest’anno però il PIL è sceso e come misura di impulso la Banca Mondiale suggerisce che Gibuti tolga il monopolio sulle telecomunicazioni e liberalizzi il settore digitale. Il governo segue il piano Djibouti Vision 2035, con cui massimizzare i vantaggi geografici di Gibuti e farla diventare un grande centro di smistamento commerciale e navale. Ne vuole certamente approfittare Pechino, che sta sponsorizzando la costruzione di nuove infrastrutture come il Doraleh Multi-purpose Port, mentre con l’Ethiopian Investment Holdings (EIH) Addis Abeba sta finanziando un nuovo terminale petrolifero, in programma per il prossimo giugno e realizzato dall’azienda specializzata SOMAGEC del Marocco.
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strumentipolitici.it gibuti-leconomia-rallenta-ma-cina-ed-etiopia-investono