Già da qualche mese il governo uzbeko sta mettendo mano alla legislazione relativa alle criptovalute, al fine di perfezionare un quadro normativo che permetta lo scambio di criptobeni nella piena tutela dei dati personali dei cittadini. Sembrava infatti che le società straniere potessero approffittare del vuoto normativo o di controlli blandi per ottenere profitti anche indebiti. Inizialmente Tashkent aveva cercato di attrarre il più possibile le società straniere, invitandole ad operare sul cripto-mercato nazionale grazie ad agevolazioni fiscali. Poi però si è accorto che il gioco gli stava in qualche modo sfuggendo di mano: ha perciò incaricato l’Agenzia nazionale per i progetti emergenti (NAPP) di vigilare sullo scambio dei criptobeni e ha potuto così accorgersi di un forte aumento dell’attività delle società prive delle necessarie autorizzazioni. Si è quindi abbattuta la mannaia dei controlli, che hanno portato alla chiusura di otto piattaforme di “exchange” senza licenza e soprattutto basate all’estero. Tra di essi Bybit, Huobi Global, FTX, Kraken e Binance. Da quest’ultima è arrivata la dichiarazione di volersi adeguare alle norme e poter proseguire l’attività, per continuare la propria espansione nei mercati dei Paesi dell’ex Unione Sovietica, come dichiarato dal responsabile per questa area Gleb Kostarev. Binance, una delle piattaforme exchange più note del mondo, è stata creata nella Repubblica Popolare Cinese, ma ha poi spostato la sede alle Isole Cayman.
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strumentipolitici.it luzbekistan-blocca-le-piattaforme-per-criptovalute-prive-di-licenza