Al Consiglio straordinario dell'energia del 26 luglio sembra essere stato raggiunto un accordo per coordinare gli sforzi dei Paesi UE sulla riduzione dell’uso di gas russo, ma si vedono già le difficoltà nella pratica per agire all’unisono. Nei fatti, gli Stati membri seguono le proprie necessità energetiche e la propria posizione politica verso Mosca, già determinata ben prima delle circostanze attuali. Al Consiglio l’Italia è stata rappresentata dal ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, il quale ha espresso un’opione estremamente ottimista: il nostro Paese sarebbe addirittura quasi indipendente dalle fonti energetiche russe. I suoi dati dicono che lo stoccaggio di gas ha già raggiunto il 70%, mentre nel 2023 l’Italia non avrà più bisogno di Gazprom. In Germania, invece, sono molto più cauti nelle dichiarazioni. Anzi, pensano a come risparmiano ulteriormente volumi di gas pur avendo già quasi raggiunto il 75% e volendo arrivare a novembre al 95%. Robert Habeck, il ministro dell’Economia e della Protezione climatica, vorrebbe far abbassare la temperatura degli uffici pubblici (e pure quelli privati) a 19 gradi, generando una riduzione di un buon 20% dell’uso del gas. Inoltre sulle famiglie tedesche peserà una tassa energetica piuttosto salata. L’Ungheria è sempre andata controcorrente rispetto agli altri Stati UE, e oggi compra da Gazprom più gas di prima e vuole addirittura aumentare la quantità a settembre. Per ora stanno arrivando dal gasdotto TurkStream 2,6 milioni di metri cubi di gas.
Fonte notizia
strumentipolitici.it lungheria-compra-ancora2-piu-gas-dalla-russia-mentre-per-il-ministro-cingolani-litalia-e-a-posto-cosi