Era dal 2009 che la Namibia coltivava l’intenzione di lanciare il suo Fondo di investimento sovrano. Oggi, dopo che due grandi compagnie petrolifere europee hanno scoperto dei grossi giacimenti al largo della costa, il governo di Windhoek ha creato il Welwitschia Fund, che sarà finanziato dal gettito fiscale e soprattutto dai diritti derivanti dallo sfruttamento delle risorse minerarie. Il presidente namibiano Hage Geingob ha spiegato che il fondo dovrà andare a costituire la base finanziaria che permetterà al Paese di diventare per il 2026 produttore di “idrogeno verde”; inoltre aiuterà lo sviluppo sostenibile del settore nazionale degli idrocarburi, spinto dai giacimenti individuati dalla Shell (Gran Bretagna) e dalla TotalEnergies (Francia). La Namibia destinerà al suo Welwitschia Fund l’equivalente di 16,7 milioni di euro come attribuzione iniziale, mentre investirà il 2,5% del suo portfolio nello sviluppo delle infrastrutture interne del Paese. Anche Libia, Angola, Nigeria e Botswana possiedono un loro fondo sovrano e sono ricchi di idrocarburi e altre risorse minerarie. Oltre ad abbondanza di oro, diamanti e uranio, in Namibia vi è il fosfato, che viene estratto dal mare. Oggi però arrivano le proteste dell’Economic and Social Justice Trust (ESJT), che chiede di non dare i permessi al progetto che dovrebbe essere implementato nella Walvis Bay o “Baia delle Balene”. I timori che vengono espressi riguardano il destino sia dell’ecosistema marittimo della zona sia dello stesso settore namibiano della pesca, che potrebbe essere di fatto distrutto dall’estrazione e dalla lavorazione del fosfato.
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strumentipolitici.it grazie-ai-nuovi-giacimenti-petroliferi-la-namibia-lancia-il-suo-fondo-sovrano