I dati macro in arrivo dalla Cina consentono al dollaro australiano di respirare. La moneta australiana infatti comincia bene questa settimana, spinta dalla produzione industriale cinese, che è aumentata del 3,5% su base annua nell'ottobre 2021, accelerando da un progresso del 3,1% nel mese precedente e battendo le previsioni di mercato.
La Cina e la moneta australiana
Ricordiamo che la moneta australiana è una commodity currency, ossia una di quelle valute che risentono in modo forte dell'andamento della produzione globale, visto che l'Australia è grande esportatore di materie prime. I cambi valutari che coinvolgono queste monete, finiscono quindi per essere altamente correlate alle variazioni dei prezzi delle materie prime e alla produzione.
Ebbene questo lunedì il dollaro australiano è salito sopra 0,7330 contro il dollaro USA, beneficiando dei dati arrivati da Pechino. Bisogna infatti sottolineare che la Cina rimane il principale mercato di esportazione del paese dei canguri.
Cosa è successo di recente...
Nelle ultime due settimane il cambio AUD/USD è sceso fortemente dal massimo di tre mesi toccato intorno a 0,755 (attualmente siamo al 3% in meno rispetto al suo recente massimo). Gli analisti delle opzioni binarie broker Europa sono però convinti che il quadro resta debole.
Quella impennata della moneta australiana era stata frutto di un rally di diverse settimane, che aveva visto l'AUD/USD non solo risalire attraverso la resistenza a 0,73, ma spingersi ben oltre. Sul livello 0,7550. La moneta australiana ha poi rallentato, prima di cominciare la flessione.
Nota operativa: uno modo interessante di studiare l'andamento dela moneta australiana è l'ADX indicatore trading forex.
Questione di prospettive
Alla base di questo calo ci sono soprattutto le divergenti prospettive politiche monetarie tra Stati Uniti e Australia.
Il tasso annuo di inflazione negli Stati Uniti ha accelerato fino a raggiungere il massimo da tre decenni del 6,2% in ottobre, aumentando le aspettative di aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.
Invece la RBA, dopo aver lasciato il tasso ai minimi storici durante l'ultima riunione mensile, ha apparentemente confermato l'intenzione di mantenere bassi i tassi fino al 2024, anche se ha fatto una timida apertura ad un rialzo nel 2023. Ma è sempre più tardi rispetto alla FED.
Per questo motivo i mercati attendono il discorso (martedì) da parte del governatore della Reserve Bank of Australia, Philip Lowe, che si intitola 'Recenti tendenze dell'inflazione'.
Nel corso delle ultime settimane il quadro occupazionale australiano si è indebolito, dopo una sorprendente diminuzione di 46.300 posti di lavoro rispetto a un aumento previsto di 50.000, mentre la disoccupazione è stata registrata al 5,2% contro il 4,8% previsto. Ricordiamo che il governatore Lowe ha battuto molte volte sul problema disoccupazione, che deve scendere per stimolare l'aumento dei salari.