Il mese di agosto non è stato ricco di soddisfazioni per gli investitori del rame. Il metallo rosso infatti si è mosso ben poco rispetto al livello dei 9500 dollari a tonnellata, intiepidendosi rispetto a qualche settimana prima.
Il quadro che si presenta agli investitori
Se guardiamo al lato dell'offerta, non c'è dubbio che la cosa sorprende. Infatti ci sono diversi fattori rialzisti, che giustificavano l'idea di diversi investitori riguardo al target di prezzo di 11.000 dollari, come manifestata sui blog di molti broker di trading online.
Tre miniere di rame sono infatti andate al tappeto, provocando dei forti problemi di approvvigionamento.
A chiudere per sciopero sono state le miniere cilene di Caserones e Andina. Insieme nel corso del 2020 hanno prodotto qualcosa come 300.000 tonnellate.
Ad esse si aggiunge anche la chiusura della miniera della Highland Valley in Canada, per motivi di sicurezza a causa di un incendio nelle vicinanze.
Il quadro sarebbe stato anche peggiore, se non fosse stato scongiurato in extremis lo sciopero nella più grande miniera del mondo, quella di Escondida in Cile. I minatori avevano chiesto un bonus una tantum quale riconoscimento del lavoro mai interrotto durante la pandemia di Covid-19, "equivalente all'1% dei dividendi ricevuti dagli azionisti", nonché un piano di carriera e benefici per l'educazione dei figli.
Secondo il sindacato, la miniera di Escondida prevede di generare un fatturato di oltre 10 miliardi di dollari quest'anno, a fronte di un aumento storico del prezzo del rame, che ha superato i 10.000 dollari a tonnellata sui mercati internazionali. (ANSA).
I problemi dal lato della domanda
Tuttavia, i fattori rialzisti connessi alla carenza di approvigionamento, sono stati bilanciati dai problemi dal lato della domanda. Quest'ultima è in calo, come evidenzia il recente dato sulle scorte accumulate nella prima metà dell’anno al London Metal Exchange (LME), cresciute da 130.000 tonnellate a 235.550 tonnellate.
I dati arrivati dalla Cina chiariscono che produzione industriale e investimenti in immobilizzazioni sono stati tutti inferiori alle aspettative, mentre le importazioni di rame raffinato sono diminuite a luglio per il quarto mese consecutivo. Inoltre gli stimoli economici del governo cinese sono in fasse calante.
Sull'animo degli investitori pesa poi il timore della diffusione della variante Delta all’interno del paese.
Rimane un cauto ottimismo
Malgrado questo scenario, gli investitori continuano a pensare che il rame possa crescere ancora in futuro. E non sono soltanto i trend following indicatori a farlo credere. Ci sono infatti i suggerimenti di molti analisti, come quelli di Goldman Sachs. Continuano infatti a sottolineare i problemi di fornitura che caratterizzeranno il mercato del prossimo anno.