La teoria di Edward C. Banfield, pur con le sue criticità, ha acceso un faro su una cultura che, per certi versi, ha ostacolato lo sviluppo socio-economico del Mezzogiorno. Il familismo amorale rappresenta un fenomeno sociale complesso con implicazioni significative, è importante però evitare di ridurlo a una mera etichetta, ma analizzarlo criticamente per comprenderne le diverse sfumature e il suo ruolo nello sviluppo socio-economico del territorio.
Caratteristiche del familismo amorale:
Priorità assoluta alla famiglia nucleare: L'individuo si concentra sul benessere solo del proprio nucleo familiare, disinteressandosi del bene comune e della collettività.
Mancanza di fiducia nelle istituzioni:
Scarsa o assente fiducia nelle istituzioni pubbliche e sociali, percepite come inefficienti o corrotte.
Amicizia e lealtà selettive:
Le relazioni sociali si basano su legami di sangue e tornaconto personale, su principi di reciprocità e fiducia generalizzata.
Orizzonte temporale limitato:
Prevalenza di una visione a breve termine, con scarsa propensione alla pianificazione e al sacrificio per il futuro.
La permeante cultura familista innesta quindi una scarsa partecipazione civica, disinteresse per la vita pubblica e politica, con bassa affluenza alle elezioni e scarsa attivazione in associazioni e movimenti collettivi.
Si evidenzia la prevalenza di sistemi di favoritismi e nepotismo, con la diffusione di illegalità e corruzione, debolezza del capitale sociale, mancanza di coesione sociale e di fiducia reciproca, ostacolando la collaborazione e la realizzazione di progetti comuni.
Da ciò derivano difficoltà nello sviluppo economico, scarsa propensione all'investimento e all'innovazione, con un clima poco favorevole all'imprenditorialità.
La teoria di Banfield è stata criticata per aver dipinto un quadro eccessivamente negativo e omogeneo del Mezzogiorno, ignorando la complessità e la varietà dei contesti sociali, l'attribuzione del sottosviluppo a una presunta "cultura della sfiducia" è stata vista come una semplificazione eccessiva, che non tiene conto di fattori economici e politici strutturali.
Tuttavia il dibattito sul familismo amorale è ancora aperto e attuale ed è innegabile come questo sia stato una delle cause principali del sottosviluppo del mezzogiorno.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta ad oggi un'occasione irripetibile per colmare le lacune del Mezzogiorno e per innescare un circolo virtuoso di sviluppo.
Investimenti in infrastrutture, digitalizzazione, istruzione e formazione sono solo alcuni dei pilastri che potrebbero avere un impatto positivo sul Sud.
Ma il PNRR da solo non basta.
È necessario un cambiamento culturale, un nuovo modo di pensare e di vivere il territorio.
La sfida è quella di costruire una società più coesa, più solidale e più responsabile.
Come fare?
Promuovere la partecipazione civica e la cittadinanza attiva, educare i cittadini al senso di responsabilità verso la collettività, rafforzare le istituzioni e renderle più efficienti e trasparenti, combattere la corruzione e l'illegalità. Investire nella cultura e nel capitale sociale.
Il PNRR può essere un punto di partenza, ma il vero cambiamento deve venire dal basso;
dalle comunità, dalle famiglie, dai cittadini.
Solo con un impegno collettivo il Mezzogiorno potrà finalmente liberarsi dalle catene del familismo amorale e costruire un futuro migliore per le generazioni future.
Il familismo amorale non è una condanna a vita.
È una sfida che può essere vinta con il coraggio, la determinazione e la collaborazione di tutti.
Il Mezzogiorno ha il potenziale per riscattarsi e diventare una locomotiva dell'economia italiana. Il PNRR può essere la chiave per aprire le porte a un futuro di sviluppo e di prosperità.
Ma la chiave è nelle mani dei meridionali stessi. È loro la responsabilità di costruire un futuro migliore per la propria terra.
