E’ stato presentato ieri, 18 dicembre, presso il Salone d’onore Sala Rossa del Comune di Pesaro, Romanó Etnosinfonikanó Drom- Viaggio etnosinfonico nella musica romaní che vede protagonisti l’Alexian Group di Alexian Santino Spinelli (che ne ha curato testi, composizioni, arrangiamenti e direzione artistica) e l’Orchestra Sinfonica ‘G. Rossini’ di Pesaro (il cui primo violino, Marco Bartolini, ne ha firmato le orchestrazioni).
Il CD (prodotto e distribuito a livello internazionale dalla Casa Discografica Compagnia Nuove Indye -CNI– diretta da Paolo Dossena) racchiude le composizioni che integrano il patrimonio musicale romaní con le sonorità sinfoniche, segnando la prima volta in cui la lingua romaní venne utilizzata nel canto lirico (interpretato da tre soprani, un tenore e un baritono). E’ un autentico viaggio sonoro che attraversa influenze provenienti dall’India, dal Medio Oriente, dalla cultura bizantina e ottomana fino alla tradizione musicale europea.
Assieme al CD ed a cura degli stessi interpreti (Spinelli e Bartolini) sarà presentato il libro I Rom e la Musica, dal Folklore all’Etnosinfonismo che offre uno studio storico approfondito sulla musica romaní, analizzando la sua evoluzione e il suo contributo alla musica colta europea (il libro include inoltre una guida all’ascolto delle tracce del CD curata dallo stesso Bartolini).
Oltre ai protagonisti, sono intervenuti all’evento -organizzato in collaborazione con il Comune di Pesaro-Capitale della Cultura 2024:
-Andrea Biancani, Sindaco di Pesaro
– Saul Salucci, Sovrintendente e Presidente dell’Orchestra Rossini
– Paolo Dossena, patron della CNI
– Mattia Peradotto, direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) con sede presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri
– Normunds Rudevich, presidente IRU, l’organismo che rappresenta Rom e Sinti all’Onu
– Veljko Kajtazi, parlamentare rom croato
– Francesco Lattuada, presidente sezione Anpi del Teatro alla Scala di Milano,
– Maria Chiara Mazzi, musicologa
– Gennaro Spinelli, musicista e Presidente UCRI (Unione delle Comunità Romanès in Italia).
Ricordo a me stessa che la presenza della musica Rom in Europa è molto antica: già verso il 1430 un’orchestra zingara suonava alla corte di Sigismondo di Lussemburgo, re d’Ungheria, Imperatore del Sacro Romano Impero (1433-1437).
Il modo inconfondibile di fare musica delle comunità romanès, (con i loro ritmi, le melodie, le strutture modali e della strumentazione, oltre a canti e danze inusuali) ha effettivamente influenzato – fin dal loro arrivo in Europa dall’India settentrionale- un’infinità di musicisti.
Tanto per citarne alcuni…
-Franz Schubert : Divertimento all’ungherese per pianoforte a quattro mani e Quintetto op.114 della Trota (entrambi del 1824)
-Ludwig van Beethoven : Rondò op.129 alla ungherese, quasi un capriccio (1794)
-Franz Liszt : Rapsodie ungheresi (1846-1853 e 1882-1885), oltre ad un saggio in cui sostiene che ‘l’intera musica tradizionale dell’Ungheria si deve agli zingari, dotati di un senso musicale di incredibile profondità, certamente sconosciuto a qualunque altro popolo’ (1859)
-Charles Camille Saint Saëns : Dance of The Gipsy girl (1900)
-Edourt Ialo: Sinfonia Spagnola op 21 (1874)
-Pablo de Sarasate: Danze spagnole (1882)
-Marcel Ravel : Tzigane per violino e pianoforte, poi trascritta per violino e orchestra (1924)
-Claude Debussy: Danse bohémienne (1880) e Trio in sol (1880).
L’evento di alto profilo sia artistico e simbolico, è tanto più importante in un periodo in cui l’arte e la musica in particolare, diventano un forte messaggio contro l’odio e la prevaricazione tra i popoli, a favore della pace e del dialogo.
Paola Cecchini