Il nostro Paese, nonostante gli impegni assunti in seno alla NATO, continua a dedicare risorse insufficienti. La NATO, infatti, raccomanda a tutti i membri di investire almeno il 2% del PIL in Difesa. Un obiettivo che l'Italia, negli ultimi anni, ha raggiunto raramente, attestandosi su percentuali ben al di sotto. Questo dato è ancora più preoccupante se si considera che, di queste risorse dedicate alla Difesa, una quota significativa viene spesa per stipendi e oneri pensionistici, lasciando ben poco per l'ammodernamento degli armamenti e la formazione del personale. Tale divario, oltre a minare la credibilità del nostro Paese all'interno del panorama internazionale, ci espone a potenziali rischi per la sicurezza nazionale, soprattutto in un momento di particolare instabilità come quello attuale.
Aumentare gli investimenti in Difesa non significa semplicemente aumentare la spesa, ma farlo in modo efficiente. È necessario investire in tecnologie moderne, formazione del personale e potenziamento delle capacità di cyber-difesa.
L'ideologia pacifista, purtroppo ancora troppo diffusa in Italia, è infondata e pericolosa. Solo un deterrente militare credibile può scongiurare l'aggressione da parte di chi mira a sovvertire l'ordine internazionale.
Accanto al dibattito pacifista, dall'altro lato, la proposta di reintrodurre la leva obbligatoria torna a farsi sentire. È importante sottolineare che questa soluzione non solo appare anacronistica nel contesto odierno, ma rischia anche di essere controproducente e inefficace.
In primo luogo, la leva obbligatoria non garantirebbe necessariamente la disponibilità di personale adeguatamente formato e motivato. La difesa moderna richiede competenze specialistiche e un impegno continuo che difficilmente possono essere acquisiti attraverso un servizio militare di breve durata. Inoltre, la leva obbligatoria potrebbe disincentivare l'arruolamento volontario, penalizzando la qualità del personale militare.
In secondo luogo, la reintroduzione della leva obbligatoria comporterebbe costi significativi per lo Stato, sia in termini di infrastrutture e logistica che di formazione del personale. Tali risorse potrebbero essere invece impiegate in modo più efficiente per modernizzare gli armamenti, potenziare la ricerca e lo sviluppo tecnologico e migliorare le condizioni del personale volontario.
Il dibattito sulla difesa è di fondamentale importanza per il futuro del nostro Paese. È necessario superare le divisioni ideologiche e avviare un confronto costruttivo che porti alla definizione di una strategia di difesa nazionale moderna, efficace e condivisa.
