La prima casa discografica a fiutare il potenziale della band californiana, fu la Warner Bros. Così i dirigenti decisero di immettere nel mercato discografico l’LP Van Halen. A quel punto bisognava aspettare solo che qualcuno reagisse. E le reazioni non tardarono.
Ma non ci fu unanime risposta tra critica e pubblico. Anzi, a dirla tutta, le riviste non risposero con apprezzamenti tiepidi e sapidi – che già sarebbe stato fastidioso – ma con bocciature o quasi. Infatti, bollarono i musicisti in maniera sbrigativa. Avanzarono accostamenti tra loro e mostri sacri della musica rock già collaudati; dissero che sembravano copie sbiadite dei Led Zeppelin o dei Deep Purple. O altri ancora.
Quattro eroi o cinque?
A combattere contro quelle voci che poi dovettero capitolare, visto lo strepitoso sostegno dei fan di tutto il mondo, c’erano i quattro eroi che diedero il ‘la’ per la scrivere la loro leggenda arrivata fino a oggi. Si parla, va da sé, della formazione storica che comprende i nomi di Alex van Halen, Michael Anthony, David Lee Roth e Eddie van Halen.
A quanto pare, però, la formazione che dovette ‘suonare più forte’ per avere credito presso la critica meno possibilista, non era composta di solo quattro musicisti. O meglio, un attimo prima che il disco Van Halen mandasse il pubblico in delirio, con David e compagni vi era un altro chitarrista che faceva coppia con Eddie van Halen. E aveva le sue stesse capacità, tanto che, fra le parti incise nel citato LP, non è facile dare con sicurezza la paternità a uno dei due. Insomma erano una coppia di chitarristi con la stessa carica innovativa. Nel romanzo di Mimmo Parisi, Il quinto Van Halen (LINEA-R, pag. 199) è svelato il suo nome. Si chiama Steve Farrell.
È un libro che si legge come un giallo. L’autore ha raccolto mezze frasi, storie che si sono generate da sole nelle periferie di Los Angeles, e quant’altro gli occorresse per creare un’architettura narrativa resistente; il risultato è stato, per l’appunto, Il quinto Van Halen. Il libro segue alla più recente produzione, un thriller che titola All’ombra di Diabolik con il quale l'autore ha partecipato alle celebrazioni del personaggio ideato e divulgato da Angela Giussani negli anni sessanta.