I Bias: le trappole degli investitori e il ruolo del consulente
Nell’immaginario collettivo, quello finanziario è un mondo in cui la razionalità regna sovrana, un ambiente dominato da algoritmi e formule matematiche, dove c’è ben poco spazio per l’emotività. Nella realtà, è facile riconoscere come i comportamenti di chi investe siano guidati più da fattori psicologici che dalla razionalità. E proprio a causa dell’emotività, il buon esito dell’investimento viene a volte disatteso.
Basti pensare alle vendite massive dettate non da una motivazione reale, ma solo ed esclusivamente dalla propagazione del “panico” tra chi possiede un certo titolo.
Questo presupposto è alla base degli studi della finanza comportamentale, la disciplina che studia la psicologia cognitiva, ossia i processi di elaborazione delle informazioni, rapportati alla comprensione delle decisioni finanziarie.
I sostenitori di questa tesi hanno messo in discussione la teoria finanziaria tradizionale secondo cui i mercati si basano sul concetto di efficienza e assoluta razionalità, mostrando come fattori emotivi possano influenzare le scelte di investimento degli individui. I fautori della finanza comportamentale hanno dimostrato che, nel prendere le decisioni, gli investitori non si comportano in modo puramente razionale, ma utilizzano le “scorciatoie mentali” e incappano in una serie di bias (errori) cognitivi dovuti a modalità sbagliate di interpretare la realtà.
Che cosa sono i bias?
Un bias è un pregiudizio erroneo, ovvero un’interpretazione della realtà basata su un errore di valutazione o a una mancanza di oggettività. In altre parole, quindi, i bias sono vere e proprie trappole che possono farti sbagliare.
La psicologia evoluzionistica ha evidenziato come sia lo stesso cervello umano ad applicare i bias per velocizzare i processi decisionali che l’uomo moderno è chiamato a svolgere molte volte al giorno.
Tra i bias comportamentali di cui un investitore può cadere vittima c’è l’eccesso di fiducia in sé stessi, che va di pari passo con l’eccesso di ottimismo: in entrambi i casi, la tendenza è quella di assumere più rischio di quanto si sia disposti a sopportare, sottovalutando la possibilità di incorrere in una perdita. Nello specifico, l’overconfidence (o eccessiva sicurezza) ci porta ad ignorare i segnali del mercato e le informazioni che contrastano con le proprie idee.
Gli studi hanno dimostrato che quando si ha un’idea di investimento, vengono considerate più attendibili le informazioni che sostengono la propria tesi rispetto a quelle che vanno nella direzione contraria. Nel caso di eccessivo ottimismo si sopravvaluta la probabilità che si verifichino eventi positivi e si sottovaluta quella associata ad eventi negativi.
Un altro errore molto comune è, al contrario, la scarsa fiducia in sé stessi, questo porta a lasciarci influenzare da pensieri e comportamenti di chi ci circonda – il cosiddetto “effetto gregge”. Siamo intimamente convinti che gli altri abbiano informazioni di cui noi non siamo a conoscenza e così siamo portati a seguirli in modo irrazionale, invece di fare le scelte giuste per noi in base alle informazioni di cui disponiamo.
Il problema delle scelte
Il compito di un consulente finanziario è quello di aiutare le persone a fare delle scelte di investimento che siano il più possibile efficienti e corrette. Per riuscirci non basta conoscere a fondo le regole che muovono i mercati finanziari, ma bisogna soprattutto capire la dinamica dei processi decisionali e delle emozioni.
Per un risparmiatore operare le scelte di investimento in linea con la propria situazione ha due principali difficoltà: una più ovvia riguarda la conoscenza specifica della materia. Ogni professionista è un esperto del proprio campo, ma non tutti sono tenuti a comprendere a fondo i meccanismi della borsa, delle obbligazioni e dei mercati.
La seconda difficoltà è meno evidente e ha proprio a che fare con i meccanismi che ci portano a prendere le decisioni. In questo caso abitudini, gusti, scarsa conoscenza della materia, stato emotivo, limiti di tempo danno spesso l’impressione che le scelte sono fatte in modo razionale, ma in realtà non è così.
Il ruolo del consulente
Il compito di un consulente finanziario è proprio quello di aiutare gli investitori a superare queste due difficoltà: da un lato facilitando l’accesso alla conoscenza specifica dei mercati finanziari e dall’altro supportando il risparmiatore nel proprio processo decisionale.
Il consulente supporta l’investitore in tre modi:
- Studia e conosce i bias, quindi è capace di gestirli e di guidare il proprio cliente;
- Non è emotivamente coinvolto e quindi è più razionale;
- Infine, è supportato da strumenti e regolamentazioni che pongono dei limiti alla sua attività nell’ottica della protezione del cliente.
Il consulente, inoltre, può mettere a disposizione del cliente l’esperienza e la conoscenza professionale dei mercati per prendere decisioni migliori. Egli si posiziona come intermediario tra il mondo complesso dei mercati finanziari e il risparmiatore, in tal modo il cliente può vivere il proprio percorso di investimento con la massima serenità. In questo modo l’investitore aumenterà le proprie probabilità di raggiungere gli obiettivi finanziari che gli garantiranno una vita più sicura per sé e per i propri cari.
Quindi, oggi come oggi, il consulente finanziario ha una mission ben chiara: quella di aiutare le persone nella costruzione di un piano di investimento efficace, corretto e trasparente.
Se anche tu hai capito come valorizzare le tue scelte senza cadere nella trappola dei bias, non esitare a contattarmi. Sono qui per te!
Fonte notizia
www.4passinellafinanza.it educazione-finanziaria il-consulente-finanziario-e-la-gestione-delle-emozioni-2