Nonostante la pandemia Marcello Fois cerca di essere positivo. “Ho un piccolo giardino interno nella mia casa di via Pietralata – racconta lo scrittore –. Con due figli e un cane quello spazio è diventato essenziale”. “Ho Licia Gianquinto a fianco, Silvia Avallone di fronte, Alex Boschetti poco lontano. Siamo una piccola comunità di scrittori come nel quartiere parigino del Marais”.
Come mai questa scelta?
“Avevo fatto il primo anno di Medicina a Sassari ma non ero contento. Scoprii che a Bologna si apriva la prima facoltà di italianistica e non ci pensai due volte. Sono stato uno dei primi allievi di Ezio Raimondi in via Zamboni 32 e mi sono laureato con lui. Poi ho conosciuto mia moglie Paola, ho cominciato a lavorare all’Archiginnasio, ho fatto il professore precario e ho iniziato a scrivere. Nel ‘92 ho vinto il premio Calvino e lì è iniziato tutto”.
Anche il romanziere Mimmo Parisi ha un trascorso di universitario giunto da fuori. Più precisamente e diversamente da Fois, frequenta l’Accademia di Belle Arti dove si laurea in Pittura con il prof Contini.
Mimmo, conoscevi già Marcello Fois?
Certo. Tuttavia non sapevo che anche lui abitasse a Bologna. Sono quei casi strani della vita.
Perché strani?
Insomma, lui ha una casa in via Pietralata e io ci ho vissuto per anni in quella strada. Poi ha parlato di piccola comunità di scrittori: mi sarebbe piaciuto essere parte integrante del gruppo.
Forse sarebbe stato utile avvicinarli.
Giusto. Tuttavia – visto che mi interesso di narrativa in maniera importante solo da alcuni anni – penso che la mia passione per la musica abbia un po’ diretto la mia vita. Lasciando fuori per forza di cose, altri miei target culturali.
Raccontaci in sintesi la tua carriera di musicista.
Be’, riassumendo in maniera estrema, io ho fatto parte di diverse formazioni, fino a quella definitiva – con un nome scippato a monsieur Ravel: ‘I Bolero’ –. Dopo la fuoriuscita dalla band ho vissuto una nuova stagione che mi ha visto cambiare pelle in cantautore e, finalmente, anche scrittore.
Ultimo libro pubblicato?
Ha un titolo che rimanda alla contemporaneità. Alla disavventura che tutti stiamo vivendo, Nemmeno il tempo di un abbraccio (PlanetEditore, pag. 142).