“Librarsi in aria riempie come nessun’altra cosa. Da lassù tutto sembra più chiaro, fuori e dentro di noi. Ogni cosa da lassù, sembra trovare un senso, più autentico, più alto e più profondo”. Roberto Papaverone, quasi si commuove. Sono passati molti anni da quando suo zio maresciallo gli trasmise la passione per il volo. Una passione che poi è stata alimentata in molti modi.
Durante la sua vita, Papaverone è stato tante cose. È stato imprenditore, presidente del Latina Calcio, uomo politico, ma forse nessuna tra queste esperienze gli ha donato le stesse emozioni dell’aviazione.
Negli anni ’90, Papaverone è stato il presidente dell’Aero Club di Latina, storico centro d’aviazione pontino, che ancora oggi resta attivo e presente sui cieli laziali e non solo. “Nei miei anni di presidenza abbiamo organizzato varie manifestazioni, ma quella che mi riempie più d’orgoglio e che rivivo con maggior affetto avvenne a Latina e vide l’emissione di tre pattuglie acrobatiche nazionali, quella italiana, quella spagnola e quella francese – ricorda Papaverone -. Fu un evento incredibile che riuscii ad organizzare miracolosamente. C’erano più di 200 mila persone e ricordo che la folla ci mise 3-4 per tornare a casa. Ancora oggi pensarci mi emoziona”.
Il volo e Papaverone, Papaverone e il volo. Una storia d’amore, ricca di luci e soddisfazioni, ma anche di momenti difficili e perdite care: “Al tempo della mia presidenza all’Aero Club, purtroppo perdemmo un paracadutista. Ricordo che lo vidi scendere inerme e quando arrivò a terra ci accorgemmo che non c’era più niente da fare. Quando morì mi sentii morire anche io. E sapevo che ce ne sarebbero stati altri. Il volo da emozioni senza eguali, ma gli incidenti purtroppo accadono. È un fatto che bisogna accettare”.
Ancor più difficile da accettare per Papaverone fu la perdita di due compagni di corso d’aviazione, scomparsi anch’essi a seguito di incidenti aerei: “Da giovane presi il brevetto di pilota privato e con me c’erano anche Elio Ianiri e Antonio Belcastro, due cari amici – racconta -. Qualche anno dopo morirono in volo a seguito di circostanze assurde. Ianiri stava volando basso, a pochi metri dalla sua casa in costruzione. Un’ala toccò la cima di un albero e l’aereo andò a sbattere sui nastri della dimora che stava costruendo. Per me fu terribile e ci misi molto a riprendermi. Sia Elio che Antonio, erano persone incredibili, piene di vita ed energia, la loro esistenza fu un vero inno alla vita”.