“Altro che vittoria, siamo tornati a casa con 5 punti in testa! Quella partita fu una macelleria rusticana e per difenderci usammo qualsiasi cosa”. L’imprenditore ed ex presidente del Latina Roberto Papaverone sa di averla rischiata grossa in quel Puteolana-Latina del 1992. Nonostante siano passati tanti anni il suo ricordo è ancora vivo e riporta alla luce un grosso problema del movimento calcistico italiano: la violenza negli stadi. Specialmente nelle serie minori.
In quel Puteolana-Latina però più che violenza nello stadio, fu una guerra, dove furono coinvolti tutti, calciatori, allenatori, tifosi e dirigenti.
CRONACA DI UNA GUERRA ANNUNCIATA: L’ANEDDOTO DI ROBERTO PAPAVERONE
1992. Serie D. Il Latina Calcio di Giovan Battista Benvenuto sa di dover affrontare una trasferta a dir poco calda. Si gioca a Pozzuoli, allo Stadio Domenico Conte, contro la Puteolana, che non sarà una squadra imbattibile ma può contare su una delle tifoserie più violente e pericolose di tutta la categoria: “Nel calcio dilettantistico ci sono campi dove non puoi vincere se non vuoi rimetterci la pelle – racconta l’ex Presidente del Latina Calcio -. Quella giornata fu incredibile. Subimmo minacce prima e durante la gara, ma soprattutto ci mancò davvero poco per non far scappare il morto”.
Quello che rischiò di più in quella sfida di Serie D fu il mister del Latina Benvenuto: “Gli tirarono dalle tribune una sedia in faccia, aveva tutto il volto insanguinato – ricorda Papaverone – Nel frattempo, mentre il mister veniva portato in infermeria, i tifosi della Puteolana iniziarono a venirci addosso, aggredendo sia i nostri supporter sia la dirigenza, me compreso. In quel momento non avevamo scelta, dovevamo sì cercare di uscire dallo stadio, ma anche difenderci. E l’abbiamo fatto, in tutti i modi che potevamo”.
LA VIOLENZA NEGLI STADI NELLE SERIE MINORI
Inutile ricordare il risultato della partita tra Latina e Puteolana: “Perdemmo, dovevamo perdere, non avevamo altra scelta. Purtroppo il calcio italiano ancora oggi, soprattutto nelle serie minori, non riesce a risolvere totalmente il problema della violenza sui campi sportivi, penso ad esempio agli arbitri malmenati o alle risse tra genitori nei settori giovanili.
Ricordo che qualche giorno prima della sfida chiesi ai miei calciatori di prendere i 3 punti. Sotto un certo punto di vista mi accontentarono eccome! Ne prendemmo 5, ma in testa! E sarebbe potuta andare molto peggio”.