Sullo sfondo lo stesso copione: la madre in difficoltà viene collocata in casa famiglia insieme alla figlia di due anni e incinta di sette mesi. I dettagli riferiti alla stampa sono agghiaccianti, e comprendono un’incredibile serie di privazioni e vessazioni: ambienti insalubri, frigoriferi sotto chiave, cibo di cattiva qualità e in quantità insufficiente, spazio giochi sotto chiave, docce fredde, psicofarmaci e tanta violenza psicologica.
La madre va a partorire e la bambina di 2 anni resta in struttura con gli operatori e le viene impedito di visitare la madre e il fratellino. La mamma torna dall’ospedale dopo due settimane e trova la figlia intontita al punto che a volte non la riconosce. La bimba è sempre stanca e addormentata, e soprattutto ha dei lividi e graffi su tutto il corpo che nessuno spiega alla madre. La mamma comincia a ribellarsi a questo trattamento e chiama le forze dell’ordine in struttura per riferire di botte e graffi sulla figlia, ma il personale parla di “riferimenti poco comprensibili e complotti”.
A seguito della permanenza di tre mesi in questa struttura, la mamma viene dichiarata “pericolosa per sé e per gli altri”, viene allontanata per decreto del Tribunale e i bambini dati in affido a una famiglia. La mamma non li vede da ormai un anno e cinque mesi.
Secondo il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, una onlus sentinella contro gli abusi psichiatrici, si tratta di un espediente ben collaudato – lo stesso utilizzato a Bibbiano e a Rocchetta Belbo, in Piemonte: “Le motivazioni utilizzate per giustificare l’allontanamento (“disabilità intellettiva”, “inidoneità genitoriale”, “comportamenti pregiudizievoli nei confronti dei figli” “vissuto persecutorio e vittimistico”) sono il solito cocktail di paroloni pseudomedici - privi del pur minimo riscontro oggettivo – usati per dare una parvenza di scientificità alla vicenda, e alimentare il business delle case famiglia e delle società farmaceutiche multimilionarie.
Questi “scienziati” fanno apparire la ribellione e la disperazione di una mamma che si vede portar via i figli – un comportamento che, date le circostanze, pare del tutto normale – come fosse la manifestazione di uno delle centinaia di cosiddetti disturbi mentali elencati nel DSM; il manuale edito dalla Società Psichiatrica Americana. Auspichiamo che queste opinioni cessino di avere valore probatorio in un processo e che i giudici, rifiutandosi di accettarle come prove, si riprendano il loro ruolo di “Perito dei Periti”, valutando in base a buon senso e sentimenti umani.”
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani