Jesolo. 19 luglio 2019. Mentre non si è ancora placata la polemica sul vorticoso giro d’affari alimentato da ciò che la stampa ha definito “furto di bambini”, nuove evidenze sembrerebbero indicare che Bibbiano non abbia il monopolio della coercizione, ma sia piuttosto la punta di un iceberg. Nei giorni scorsi una famiglia si è rivolta al CCDU - Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani - chiedendo aiuto su un caso molto controverso.
I loro ragazzi erano stati sottratti brutalmente lo scorso ottobre, come riportato dai media, e alcuni giorni fa sono scappati dalla comunità per tornare con i genitori. Erano ormai 9 mesi che non potevano né sentire né incontrare la famiglia: alla fine hanno agito e sono scappati. Dopo poche ore si sono presentati a casa i Carabinieri che, a quanto riferito dai genitori, avrebbero addirittura paventato l’arresto dei genitori se questi non avessero obbligato i loro figli a rientrare in comunità. Un volontario del CCDU è immediatamente accorso per verificare che i loro diritti fossero rispettati e per calmare ragazzi e genitori. I Carabinieri dopo aver verificato la volontà dei ragazzi, e il fatto che non fossero in pericolo e aver parlato al telefono con l’avvocato Francesco Miraglia, si sono allontanati permettendo ai ragazzi di restare con i loro cari.
Nel primo pomeriggio si sono presentati gli assistenti sociali, guidati dalla psicologa che segue il caso, con gli operatori della comunità e un agente in abiti civili. Hanno parlato in privato con i ragazzi che hanno ribadito di non voler tornare in comunità ma, invece, rimanere con i propri genitori cui vogliono bene. Preoccupante il comportamento dell’assistente sociale e della psicologa. Secondo quanto riferito dalla famiglia, la psicologa avrebbe messo in atto una soluzione da manuale, minacciando di usare la forza pubblica e ricorrere alla coercizione. Inoltre avrebbero detto alla famiglia che i ragazzi non avrebbero il diritto di essere sentiti dal giudice. Invece di comunicare con i ragazzi e con la famiglia per comprendere le ragioni (facilmente intuibili) del fallimento del loro progetto autoritativo, e trovare un modo umano e ragionevole di aiutare i ragazzi e la famiglia, hanno deciso di ricorrere alla forza bruta.
I ragazzi hanno anche raccontato e scritto delle lettere su quello che hanno subito in comunità, dove erano senza telefono, non andavano a scuola e non hanno mai potuto comunicare con i genitori per 9 mesi se non di nascosto usando il telefono di altri ragazzi della comunità finché non sono stati scoperti. Hanno anche riferito che uscivano molto raramente da lì. Quasi come fossero reclusi in un carcere. L’episodio evidenzia ancora una volta il fallimento dei metodi coercitivi psichiatrici.
Sabato mattina il CCDU manifesterà per chiedere che questi professionisti siano tolti immediatamente dal caso e sostituiti con persone rispettose dei diritti dei bambini. Chiediamo anche l’apertura di un’indagine sul loro comportamento. Appuntamento a Jesolo sabato mattina 27 luglio di fronte agli uffici degli assistenti sociali presso il Poliambulatorio.
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani
Fonte notizia
www.ccdu.org