Rinnovabili, elettrificazione dei consumi e sostegno all’innovazione: Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A, illustra la ricetta del Gruppo per le sfide della transizione energetica.
L’appello di Renato Mazzoncini: “Strumenti innovativi per il net zero al 2050”
Si è tenuto lo scorso 6 giugno a Milano, nella cornice del Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, la seconda edizione dello “Young Innovators Business Forum”. Tra i protagonisti della giornata, promossa dall’Associazione Nazionale Giovani Innovatori, anche Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A. Intervistato a latere dell’evento, il manager ha parlato dell’impegno sul fronte della transizione energetica e dell’economia circolare, “le più importanti sfide che abbiamo di fronte a noi oggi” e “cuore” delle attività di A2A. Puntare sullo sviluppo delle rinnovabili e chiudere il ciclo dei rifiuti è infatti l’unico modo per raggiungere l’obiettivo net zero al 2050: “Con gli strumenti tradizionali– ha sottolineato Renato Mazzoncini – non si arriva a un 2050 decarbonizzato e non si arriva a riportare l'Earth Overshoot Day al 31 di dicembre, cioè a usare correttamente le risorse del pianeta”.
Renato Mazzoncini: “Innovazione? Fondamentale l’effetto disruptive, A2A punta su start-up e call for ideas”
Negli ultimi anni A2A ha dato il via ad un percorso incentrato sempre più sul passaggio alle energie rinnovabili, sull’elettrificazione dei consumi e sulla gestione circolare dei rifiuti, ha ricordato Renato Mazzoncini. Ingenti gli investimenti sulla digitalizzazione e l’integrazione delle nuove tecnologie: “Ci serve tanta innovazione e la facciamo sia con le start-up a livello mondiale sia internamente. Inoltre tutti gli anni lanciamo delle call for ideas da cui derivano proposte importanti”. La partecipazione allo “Young Innovators Business Forum” non è certo casuale: “Quest'evento è veramente l'ecosistema fondamentale per avere quella disruption che è necessaria per arrivare ad affrontare le grandi sfide che abbiamo di fronte. Certamente i giovani hanno una capacità di disruption maggiore e da loro – ha concluso – è normale aspettarsi più capacità di innovazione”.