Allevamenti tecnologici con monitoraggio della C02, rendicontazione scientifica del benessere animale, gestione efficiente delle risorse con pubblicazione di bilanci di sostenibilità: questi gli investimenti e le azioni misurabili attuati dalla cooperazione lattiero-casearia nell’ottica di una visione d’insieme capace di connettere i fattori ambientali con l’innegabile valore nutrizionale e sociale di latte e suoi derivati.
Esempio virtuoso di zootecnia è la cooperativa Pieve Ecoenergia dove la forte componente di innovazione tecnologica diventa il fattore determinante per agevolare la transizione sostenibile di questo settore.Grazie a impianto di biogas per la produzione di energia elettrica, impiego del digestato come fertilizzante, teleriscaldamento e impianto fotovoltaico, l’allevamento di bovini con sede in provincia di Cremona è riuscito a massimizzare tutte le sinergie per favorire benessere animale, sostenibilità e qualità del lavoro degli operatori.
“Abbiamo anche avviato una collaborazione con il Politecnico di Milano per l’adozione di un sistema di monitoraggio dell'impronta di carbonio del litro di latte che, sulla base di un report giornaliero, contabilizza le emissioni di CO2 necessarie alla produzione e quelle recuperate grazie ai nostri impianti” – spiega Danio Federici, Presidente Cooperativa Pieve Ecoenergia. - Attualmente il sistema di monitoraggio indica un impatto che varia da 0,5 a 0,7 kg CO2/litro di latte prodotto. Si tratta di un risultato che, confrontato con i dati della letteratura scientifica secondo cui per ogni chilogrammo di latte prodotto vengono emessi una media di circa 1,37 kg di CO2 eq./kg latte (Gislon et al., 2020) - ci conferma che siamo su un percorso di transizione ecologica corretto, anche se l’obiettivo futuro è diventare latte carbon neutral. “Inoltre - continua Federici - l’introduzione di macchinari all’avanguardia come robot di mungitura, cucina alimentare automatizzata, robot di alimentazione e sistemi di ventilazione portano non solo benessere animale ed è documentato che animali più produttivi emettono quantità inferiori di GHGs per unità di prodotto, ma benefici anche alla qualità del lavoro degli operatori, favorendo un maggior equilibrio tra uomo e animali”.
Passando da uno scenario zootecnico ad una dimensione aggregata come quella della cooperativa PLAC Fattorie Cremona, interviene il Presidente Nicola Cesare Baldrighi: “I soci hanno da poco approvato il nostro primo bilancio di sostenibilità che abbiamo scelto di redigere, prima ancora dell’entrata in vigore dell’obbligo normativo, per monitorare il nostro operato, per adottare o assestare ulteriori misure preventive e per garantire continuità alle nostre 77 aziende associate e rispetto per i nostri territori. Il bilancio vuole essere per noi uno strumento che delinea le tappe di un percorso in incessante miglioramento: nel 2023 il punteggio medio annuo relativo al benessere animale garantito dalle aziende associate – che è strettamente legato ad un meccanismo incentivante di pagamento differenziato del latte - si è attestato a 85,82, in netta crescita rispetto a quello certificato nel 2019 che era di 72,56 e di quello degli anni ancora precedenti. Il consumo di acqua ha registrato, nell’arco di quattro anni, un calo del -70% nel più grande dei quattro stabilimenti produttivi di Plac grazie ad un impianto di concentrazione del siero; mentre sul piano dell’energia, gli impianti fotovoltaici e a biogas installati sia nelle aziende agricole associate sia nelle unità produttive, hanno generato 66,1 milioni di kWh all’anno a fronte di un consumo di 29,7 milioni”. In ultimo – ribadisce Baldrighi – sostenibili sono le produzioni delle nostre eccellenze DOP come Provolone e Grana Padano, perché rappresentano un sostegno concreto alla comunità e alla cultura di un territorio dove si concentrano materie prime e fasi di lavorazione, senza eccessive incidenze di trasporto”.
Conclude Giovanni Guarneri, di Alleanza delle Cooperative Agroalimentari: “Sotto la lente di ingrandimento della filiera lattiero casearia oggi c’è sempre di più la necessità di attuare pratiche sostenibili, che non si esauriscono alle sole attività zootecniche, ma che passano dalla cura e sopravvivenza dei territori di cui le cooperative sono custodi, così come delle piccole realtà dislocate nelle comunità montane, dall’innovazione dei sistemi produttivi, dalla valorizzazione delle tradizioni e dalla tenuta dell’occupazione. Sostenibilità significa anche riduzione degli sprechi e su questo fronte i prodotti lattiero-caseari sono quelli in assoluto con minore spreco. Non da ultimo – ribadisce Guarneri – il settore lattiero-caseario fornisce alimenti ricchi di nutrienti come calcio, vitamina D e proteine che si dimostrano essenziali per promuovere la salute individuale e sociale.
Ecco perché, da anni portiamo avanti il progetto “Think Milk, Taste Europe, Be Smart” realizzato da Confcooperative con il cofinanziamento della Commissione europea, con l’intento di sfatare le fake news sia sui meriti di latte e derivati sia sulle implicazioni che produzione e trasformazione del latte hanno sull’ambiente, portando alla luce casi virtuosi di fare impresa nell’epoca 4.0”.