Se fossimo ancora negli anni sessanta avrei detto al direttore del giornale di fermare la rotativa. Infatti, mentre scrivevo questa intervista è arrivata una telefonata con una notizia dell’ultima ora: “L’istituto internazionale di Cultura e la Fondazione Il Vittoriale degli Italiani conferiscono il “Premio Impresa Oggi” a Francesco Panasci, giornalista e manager della comunicazione digitale e culturale”. Un riconoscimento a firma di grandi personaggi della cultura e dei media: Francesco Alberoni, Clelia Torelli, Salvo Nugnes, Vito Monaco e Cristina Cattaneo, e del coordinatore generale Italo Viero.
E per chiudere in bellezza il 5 e 6 maggio Francesco Panasci che oda poco ha compiuto 57 anni sarà ospite in qualità di giornalista e musicista alla Biennale di Venezia. Con questo splendido annuncio desidero porgere gli auguri di un felicissimo compleanno a Francesco con un ritratto speciale. Il mio amico è un pezzo unico, un personaggio multitasking, un eccellente pianista, un raffinatissimo fotografo in bianco e nero, un regista, un sognatore, un uomo che ama profondamente la Sicilia e le sue storie.
Francesco sa costruire pièces moto originali, ricche di dettagli e contenuti, che vanno oltre il tempo e restano per sempre nella memoria di ognuno di noi. Se fosse vissuto a Roma o a Milano avrebbe sfondato da un pezzo, in Sicilia lo conoscono tutti e lo apprezzano moto. Quando ha per le mani un microfono sa come usarlo, mette ciascuno a proprio agio. E’ garbato, conosce il bon ton parigino e la sua presenza in Tv buca lo schermo.
Ho avuto il piacere di incontrarlo per la prima volta in uno spettacolo molto originale da lui ideato e diretto dal titolo. “Note d’arte al riso”, ovvero un viaggio nel canto delle due Sicilie, con i brani strepitosi trascritti e arrangiati dal maestro Mario Modestini, memoria storica della musica popolare in Italia. Eravamo nella splendida cornice della Kounellis nello storico Palazzo Riso di Palermo. In quell’occasione hanno suonato musicisti di primissimo piano: Totò Ferraro all’oboe, Giorgio Gasparro al violoncello, Giorgia Panasci all’arpa, Francesco Maria Martorana al decacordo. Alba Cavallaro quella sera, con la sua voce straordinaria che sembrava uscire dalla terra arsa dell’isola ha incantato il numerosissimo pubblico presente.
Posso dire, che quello è stato uno degli spettacoli più belli della mia vita, che ha consacrato Alba Cavallaro come la voce più bella della Sicilia… Ecco come vedono Francesco Panasci due amici che hanno diviso con lui alcuni momenti importanti della loro vita.
Francesco Maria Martorana musicista e compositore autore dello spettacolo Le musiche dei porti:
“Augurare tutto il bene ad una buona persona amica è naturale, va da sé, ed è molto sentito in questo caso in cui l’augurio è per Francesco Panasci; meno spesso succede di poter augurare alla propria Terra di fare ancora figli che possano spendersi per la sua cultura, per il suo spirito, per la sua anima d’arte: è un vero piacere, un orgoglio. Francesco racconta, con tanti linguaggi e con impegno, la sua Terra ed è, per me, un privilegio aver cominciato, già più di quindici anni fa, un percorso che spesso ci ha visti camminare vicino nella produzione di fatti di cultura di Sicilia. La cultura siciliana è un fatto vincente e questo Panasci lo sa: ne è parte”.
Vito Lo Scrudato Preside e scrittore autore del libro L’editto della diaspora:
“Francesco Panasci è un giornalista di grande acume e ampie capacità di analisi, ha esatta percezione di chi ha di fronte, capisce in modo intuitivo le persone. Ha poi una grande abilità relazionale che utilizza in interviste e nelle trasmissioni televisive. Infine, ha una capacità di condivisione, di empatia, che te lo fa sentire compagno di viaggio e di avventura”!
Ma andiamo a conoscere Francesco da vicino…
-Quando nasce la tua passione per il mondo dell’Arte e dello Spettacolo?
Avevo 6 anni e mio papà mi faceva ascoltare tanta musica, la domenica in particolare, proprio perché la domenica era festa: ascoltavamo musica popolare siciliana, folk, classica e pop finanche Celentano. Mi divertivo a cantare e a imitare gli artisti specie nella mimica e nei modi. Un giorno, nel periodo dei morti, mio padre mi portò una pianola (cosi si chiamava) a batteria, che aveva a sua volta trovato o ricevuto (non aveva importanza). Ricordo, che iniziai a suonarla subito, non so come, poiché era la prima volta che incontravo uno strumento con tasti bianchi e neri. I miei genitori se ne uscirono con una espressione: “questo figghiu è spirdato, chi gliel’ha insegnato a suonare?” Da quel momento in poi la musica è entrata nella mia vita, determinandola.
-Che tipo di bambino è stato Francesco Panasci?
Sono stato un bambino che è cresciuto in un quartiere popolare di un tempo tra abbanniate, super santos e un pattino a rotelle di ferro, ma nello stesso tempo ero molto bravo e ordinato a scuola. Ricordo, che la maestra diceva a mia mamma che ero un “pittore” per la bella grafia e per il disegno a matita, ma ero anche “tosto” perché sentivo la necessità di volere “scoprire” tutto, ero estremamente curioso, ai limiti di creare “casini”. Uno in particolare lo ricordo bene: “un pomeriggio, come tantissimi altri, con i miei compagni di scuola e di vita (avevamo solo 8 anni), ci siamo visti sotto il portone di casa per giocare, ma la curiosità mi spinse a proporre e a convincere i miei compagni ad andare al porto di Palermo che distava tanto da casa, ma soprattutto volevo raggiungere un posto dove non ero mai andato, anzi non sapevo come arrivarci e non c’era Google Maps. Per farla semplice alle ore 14.30 partimmo da casa (zona Zisa) e come un segugio riuscii a portarli in zona porto impiegando solo 3 ore, Ma nel lungo viaggio (si fa per dire) fummo bullizzati dagli “scanazzati” del Borgo Vecchio, ci fecero brutte cose…ricordo le corse del nostro gruppetto di bambini. Un’azione che ho viva ancor oggi, dopo quasi 50 anni. Ma il peggio fu il ritorno a casa poiché non sapevo come tornare. Alle 21.30 circa riuscii a portare il gruppo a casa. I genitori erano disperati, sembravano impazziti perché avevano perso i figli. Le legnate furono accettate perché ben meritate e non andammo a denunciare nessuno.
-Qual è il primo e l’ultimo libro che hai letto?
Da bambino leggevo molti fumetti e libri di avventura che mi prestavano, non avevamo grandi disponibilità economiche per acquistare i libri. Il primo però arrivò appena maggiorenne perché mi fu regalato La storia infinita, il grande classico fantasy scritto da Michael Ende, un romanzo di formazione, un’avventura indimenticabile in un luogo meraviglioso, Fantasia, dove creature mitiche e città sospese fanno da sfondo ad una storia incantata. Da quel libro capii che oltre lo studio era tempo di trovarsi un lavoro. Libri e musica non devono mai mancare: tra scuola e lezioni di musica mi cercai un lavoro in un bar pasticceria senza dirlo ai miei genitori.
-Francesco Panasci e il cinema, film e regista preferito?
La passione per il cinema inizia ben presto e in contemporanea con il pianoforte acquistato con gli sforzi di mio papà e mio fratello maggiore. Una vera famiglia, ci si aiutava e l’intento era “almeno uno di noi dovesse riuscire”. Ricordo un vecchio proiettore che si era procurato mio fratello Antonino con cui guardavamo i film di Charlie Chaplin, erano quelli muti e meravigliosi. Più avanti ci perfezionammo con il duo Stanlio e Ollio e via via. Il regista che più mi ha preso è stato STANLEY KUBRICK.
-Il tuo rapporto con la Tv.
La Tv, quella che ho prodotto e continuo a produrre, entra nella mia vita quasi per gioco e per contrastare o promuovere situazioni di quotidianità e politica cominciarono a farmi incazzare: delusioni, atteggiamenti ostili, visioni distorte, prepotenze, indifferenza sociale mi solleticarono a produrre programmi televisivi atti a contrastare i fenomeni sociali e di vita. Da 1998 con la nascita della Panastudio è stato un susseguirsi di iniziative editoriali, televisive e culturali, diventai giornalista e lo sono ancora. Nel 2015 ho fondato Sicilia HD, la prima Tv in alta definizione h24 regionale d’ITALIA. Sono diventato importante (si fa per dire), il mio progetto innovativo ha fatto parlare le testate più rinomate di broadcast professionale. L’evento è stato certificato con un mega convegno internazionale a Milano prodotto dalla rivista Mille Canali. Sicilia HD ha portato il concetto dell’Alta Definizione come progetto evolutivo dell’uomo e non solo come valore tecnologico e d’investimento. Una rivista mi ha definito “ Pioniere per il rilancio del settore”. Alta definizione: concetto culturale da divulgare, una scelta di vita, un nuovo modus vivendi imprenditoriale,
-La tana del lupo va in onda da 9 anni. Qual è il segreto del successo di questa seguitissima trasmissione?
La tana del lupo è l’evoluzione del progetto di Sicilia HD, un format all’interno di un palinsesto molto articolato di programmi di attualità e documentari della nostra Sicilia da me prodotti.
La Tana era ed è un luogo dalla polis che ragiona su fatti di interesse collettivo. E’ una testata giornalistica che mette a confronto la parte di governance locale, regionale e nazionale quando c’erano le condizioni, per far vivere in modo trasparente e reale le situazioni e le questioni che riguardavano il nostro territorio. Succedeva di tutto, anche liti tra politici, quello che oggi vediamo sulle tv nazionali, io lo facevo forse un poco prima, volendo e imitando un poco il giornalismo di Michele Santoro. La Tana del Lupo e Face to Face ha catturato anche l’attenzione del Presidente Berlusconi, che in una puntata fatta a Palazzo Grazioli a Roma mi diede la possibilità di intervistarlo, anche simpaticamente.
-La politica e il palazzo. I problemi della gente spesso non vengono compresi da chi vive nel palazzo?
Probabilmente o forse quasi certamente la colpa è nostra. C’è una citazione che ha base reale che conferma quanto dico, ed è di Platone: “Il prezzo pagato dalla brava gente che non si interessa di politica è di essere governata da persone peggiori di loro.”
-Perché la Sicilia con il suo patrimonio, le sue città, i suoi scrittori, non riesce a decollare ?
Siamo noi stessi che decidiamo di non farla decollare, in primo luogo per la scelte di vita politica, ovvero a chi diamo la bacchetta per farci governare! Sai la storiella del buon padre di famiglia? Si che la sai. Bene diciamo che noi tutti siamo orfani. In secondo luogo potrei dire che c’è una parte di meridione che non ama fare “rete” si anche fare “gol”. A noi piace giocare da soli, siamo solitari, egoisti e ci sentiamo i “migliori” in tutto, Solo che poi di solitudine si muore. In terzo luogo possiamo affermare che dalle nostre parti“Di jornu unni vogghiu e di sira spardu l’ogghiu”. Proprio per indicare qualcuno che di giorno dorme e non lavora, mentre di sera consuma l’olio di tutti i lumi.
-Chi sono i tuoi scrittori di riferimento?
Sono di parte, Andrea Camilleri è un mito, Giorgio Faletti, Elena Ferrante, Valerio Massimo Manfredi e altri autori.
-C’è qualcosa che non sei riuscito a realizzare ancora nella tua vita?
Diciamo che ancora non ho deciso cosa farò da grande. Di certo, so che devo fare ancora tanto, tanto e tanto. E mi autoalimento con nuovi studi, con la tecnologia e la creatività. Certo penso che in questi 28 anni non ho fatto nulla. Che sarà?
-Francesco Panasci un grande fotografo in bianco e nero?
La fotografia come il video e la musica sono le mie grandi passioni e scelgo di scattare B/N solo se il mio umore lo consente. Le foto in bianco e nero possono creare un’atmosfera più nostalgica e vintage, dando un tocco di classe e raffinatezza allo scatto. Inoltre, le immagini in bianco e nero possono creare un senso di dramma o intensità, che può catturare l’attenzione dello spettatore, ma intanto deve catturare la mia attenzione. Estetica minimalista: Le foto in bianco e nero possono essere particolarmente apprezzate per la loro estetica minimalista e pulita, senza le distrazioni visive dei colori. Gli scatti in B/N creano una connessione con il passato e la storia, poiché molte delle foto storiche più famose sono in bianco e nero. Le foto in bianco e nero possono quindi evocare ricordi o un senso di nostalgia per un’epoca passata.
Qual è l’intervista a cui ti senti più legato?
Una delle interviste più belle che ho realizzato e anche corposa e interessante, di spessore è stata l’intervista che ho fatto a Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli, perché davvero lì ho avvertito quanto l’informazione possa essere non solo presente ma possa avere un ruolo importante con uomini di un certo livello, di un certo spessore con una forza politica ed economica. Mi sono reso proprio conto, che il giornalismo, il giornalista l’informazione sono certamente sistemi di potere che ti permettono di arrivare dove normalmente le persone comuni non arrivano.
-Perché non si riesce a fermare la violenza sulle donne?
Le donne non solo non vanno violentate così come purtroppo accade e spesso in questi ultimi anni. Le donne vanno amate, rispettate, accompagnate nel loro percorso dando spazio ma non perché sono donne, vanno rispettate per quello che sono nella loro interezza. Le donne e gli uomini vanno misurati secondo le competenze e non secondo le percentuali delle quote rosa. La competenza viene prima di tutto a prescindere dal sesso, dalla razza, dall’economia e dalla situazione sociale.
-Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Quale futuro? Guarda che viviamo già nel futuro poiché è già presente. Posso invece dirti che più tardi sarò operativo per nuove campagne di promozione della cultura, con un nuovo documentario sul biologico siciliano, ultimerò il mio libro, produrrò un nuovo bravo di mia composizione, suonerò Pino Daniele e Chick Corea, darò un esame universitario per un nuovo master, parteciperò a una serie di bandi e avvisi pubblici, scriverò nuovi pezzi sul mio giornale, ospiterò autori, artisti, politici e professori nei miei programmi, farò partire un nuovo corso di formazione per giovani creativi videomaker, completerò questa intervista che mi hai chiesto quasi due mesi fa e che oggi è quasi futuristica. E festeggerò il mio compleanno con un gruppo di amici che mi vogliono bene e mi seguono da una vita…
di Maurizio Piscopo