Come nel caso della Polonia, anche la Repubblica Ceca è al centro delle accuse delle minoranze etniche fuggite dall’Ucraina, le quali ritengono che Praga le stia trattando peggio dei rifugiati di cittadinanza o di etnia ucraina. È ciò che sostengono i portavoce del gruppo romaní (ossia i gitani o zingari) di Brno, che nel corso di una protesta presso il municipio hanno parlato in maniera aperta di quello che definiscono “razzismo e discriminazione” subiti da coloro che sono scappati dall’Ucraina ma che non hanno abbastanza titoli per essere accolti nei centri profughi o per ricevere tutti i bonus dati dal governo ceco. Sostanzialmente è quanto viene imputato anche al governo polacco, che cerca in tutti i modi di sfoltire il numero di rifugiati, a cominciare dagli immigrati che stavano in Ucraina pur legalmente. La Repubblica Ceca, ad esempio, ha invitato gli aventi doppio passaporto ungherese e ucraino a non fermarsi sul suo territorio, ma a proseguire il viaggio fino in Ungheria. Il governo ha tagliato alcune agevolazioni, come i trasporti pubblici gratuiti, e sta valutando di abbassare la cifra destinata ai sussidi. E il sindaco di Praga, intanto, ha disposto la chiusura temporanea del KACPU, il centro di accoglienza per i profughi dall’Ucraina; secondo l’amministrazione comunale è sovraffollato e non si è più in grado di dare assistenza a tutti. Zdenek Hrib, il sindaco, ha fatto presente al primo ministro Petr Fiala che il governo deve assolutamente trovare il modo di redistribuire i rifugiati in maniera più equilibrato in tutte le regioni del Paese: Praga ha accolto circa 100mila profughi, quattro volte il numero di quelli andati in altre zone del territorio, ma ora non ce la fa più.
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strumentipolitici.it praga-chiude-il-centro-accoglienza-per-ucraini-critiche-sul-trattamento-delle-altre-nazionalita