Un onore, un percorso bello e adrenalinico: così Cristina Scocchia commenta la chiusura del suo incarico alla guida di Kiko Italia, dopo un risanamento di successo e la sfida derivante dalla pandemia. Ora si guarda a un altro settore, puntando alla quotazione in Borsa.
Cristina Scocchia guarda al futuro con gli occhi sempre ben puntati verso lo sviluppo del talento femminile
"Oggi siamo nella coda della pandemia e siamo tornati a crescere. L'azienda è solida e io posso prendere questa nuova opportunità": così Cristina Scocchia, dopo quattro anni e mezzo, lascia la guida di Kiko, società cosmetica che fa parte del Gruppo Percassi. Per Kiko la manager ha fatto due risanamenti, il primo quando è stata chiamata a rimettere in sesto l'azienda, il secondo durante l'emergenza Covid-19. Il futuro professionale di Cristina Scocchia la porterà alla guida di un importante Gruppo italiano appartenente a un settore diverso, puntando a una auspicabile quotazione in Borsa. La manager continuerà a lavorare per lo sviluppo del talento femminile, come sempre: "In Borsa le amministratrici delegate donna sono una strettissima minoranza, il mio esempio può essere uno stimolo ulteriore", ha commentato sulle pagine del "Corriere della Sera". La manager tiene molto al lavoro fatto per Kiko insieme a Percassi: "Ho avuto la libertà di costruire una squadra forte, fatta di persone interne a cui sono stati aggiunti manager internazionali. Tutti insieme abbiamo costruito il piano di rilancio e abbiamo dato il massimo per portarlo a compimento". E aggiunge: "È stato un onore, un percorso bello e adrenalinico".
Cristina Scocchia: la sfida del Covid-19 e i piani di Kiko per il futuro
Dopo il primo risanamento, sono giunti i difficili mesi della pandemia, che Cristina Scocchia ha affrontato insieme a tutto il suo team. "Il 10 marzo abbiamo chiuso i negozi e messo 7mila persone in cassa integrazione, in un contesto in cui eravamo tutti spaventati come manager e persone", ha raccontato al "Corriere della Sera". La sfida si è giocata non solo sul piano economico, ma anche sul piano umano. "Ho sentito la responsabilità non solo manageriale ma anche umana della situazione. Per questo ci siamo impegnati per ottenere un finanziamento di 270 milioni, per anticipare la cassa integrazione, per integrarla dove gli assegni mensili erano troppo esigui e per pagare il 70% degli stipendi anche in quei Paesi dove la cig non esiste". Cristina Scocchia lascia Kiko con un piano industriale 2021/2023 che prevede continuità col precedente, forti investimenti in innovazione di prodotto, omni-canalità e crescita nei mercati asiatici e medio-orientali. "Se non ci saranno ulteriori restrizioni nei principali Paesi in cui operiamo, stimiamo di chiudere l'anno a +50% rispetto al 2020". E sul fronte della sostenibilità Kiko prevede che il 100% dei fornitori, entro il 2025, rispetti standard elevati di responsabilità sociale e ambientale, nonché il 50% del packaging sostenibile entro la stessa data.