NICOLA
.....ma anche Filippo, Don Edoardo, Don Gigi, Franco, Celeste, Phil, Enzo......
per raccontare
la nostra meravigliosa Calabria
In realtà, è tutta colpa di don Gigi. Perché lui ha sempre un bisogno interiore fortissimo di aiutare il mondo. E dove trova uno spiraglietto per esserci anche lui, si infila. Così ha fatto con la Calabria. C’è rimasto malissimo, quando è stata “condannata”, oltre che a tutto il resto, anche alla “zona rossa”. E ha deciso di dovere dare il contributo suo e della sua Fondazione per questa nostra Regione un po’ figliastra, e nemmeno solo per colpa sua … Sì, perché don Gigi è il presidente di Fondazione Santina, un ente che si occupa, secondo le sue possibilità, di aiutare persone – in tutto il mondo e per qualsiasi necessità …
E così incomincia ad esplorare il mondo calabrese. E incappa, prima di tutto, in un calabrese doc, don Edoardo Varano, che sulla scia di profonde riflessioni sulla sua vita di sacerdote, prende coscienza – oltre mezzo secolo fa – del fatto che la sua attività accademica è sì utile, ma lo tiene lontano dalla vita vissuta, la vita reale. Scende con i piedi sulla terra e si accorge della “terribile solitudine dei vecchi”, e contro ogni più pessimistica previsione riesce alla fine a fondare “Villa della Fraternità”, “una casa grande e comoda, e soprattutto calda d’affetto”. Questo risale al 1957; oggi – a cento anni dalla nascita di don Edoardo - l’intenzione conclamata di questo libretto è la raccolta di fondi per realizzare un “bagno assistito” in quella casa “grande e comoda”.
Don Gigi ci racconta la storia di un altro illustre calabrese, il prof. Franco Romeo, cardiologo, sicuramente tra i più conosciuti in Italia, ma ormai anche di fama internazionale. Franco Romeo è un medico che esercita la sua professione come dovrebbe essere: come una missione. In lui don Gigi riconosce uno dei “volti della speranza” della Calabria, perché raccoglie in sé – anche lui – le caratteristiche che si vogliono abitualmente attribuire a un calabrese: la caparbia e la razionalità. Le sue considerazioni sulla “zona rossa” attribuita alla Calabria sono una sorpresa – non sono quelle che sentiamo nei notiziari e dai politici, e quindi fanno veramente riflettere. Nella veste di medico, poi, veramente è portatore di speranza e Luigi, uno dei suoi pazienti, lo sa bene …
E poi, con l’aiuto di un altro calabrese, omonimo del primo, il vaticanista Enzo Romeo, abbiamo raccolto tre storie di calabresi “doc”.
Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica a Catanzaro: in questi giorni si presenta da solo. Ha istituito uno dei più grandi processi contro la ‘Ndrangheta degli ultimi anni, vive sotto scorta da 30. Originario di Gerace, tra i borghi medievali più belli d’Italia con origini antichissime, peraltro, non ha mai voluto lasciare la sua terra, fin dall’inizio della sua carriera: sua la richiesta di rimanere, da sostituto procuratore, a lavorare a Locri – la Calabria come “scelta” precisa. La scelta precisa di rimanere con la speranza che, alla fine, riescano a prevalere gli antichi sani veri valori di quella terra e delle persone “per bene” che ci vivono …
Poi c’è Celeste Logiacco, giovane sindacalista di Piana di Gioia Tauro, che è impegnata a trasfondere la sua “speranza” nella possibilità di aiutare i rifugiati che vivono in quella terra a raggiungere una vita dignitosa e tutelata, nella consapevolezza che per fare questo è necessario abbinare la tutela dei diritti allo sviluppo integrale della persona.
E ancora, Filippo. Filippo gestisce un ristorante sul lungomare di Reggio Calabria. Nel 2008 si è opposto alla richiesta del “pizzo”, sostenuto e spalleggiato dai fratelli, memori tutti degli insegnamenti del padre, a sua volta vittima di una rappresaglia per essersi rifiutato di pagare “la protezione” della mafia: “Mai piegarsi a queste richieste. Prima si prendono i tuoi soldi, poi la tua azienda”. Filippo non tiene per sé il suo benessere, ma condivide: prima con i poveri, per i quali organizza una volta al mese il “pranzo solidale” nel suo ristorante – che diventa un appuntamento fisso e li aiuta ritrovare un po’ di dignità personale; poi decide di assumere, tra le dieci persone che lavorano per lui, anche sei immigrati da Gambia, Senegal, Iraq e Moldavia: di questi, due hanno ricevuto la casacca di chef … che soddisfazione! E Filippo è anche molto attento alle materie prime che utilizza per i suoi clienti: prodotti rigorosamente della sua terra, che portano nei cibi i profumi e i sapori della Calabria, rifornendosi in piccole aziende “sane”, anche a costo di pagare qualche euro in più ma nella certezza che i soldi andranno a produttori e commercianti onesti, e non al racket.
Ma – last but not least – apre questa piccola ma significativa pubblicazione un calabrese “di ritorno”, Phil Pulella. Oggi è senior correspondent dell’agenzia di informazioni Reuters, vaticanista giramondo, con il maggior numero di viaggi compiuti su un aereo papale, al seguito di ben tre papi. Da bimbo dovette seguire i genitori che, come tanti ancora oggi, si sentirono costretti, per garantire la sopravvivenza alla famiglia, ad emigrare. Ma da grande è voluto tornare in Italia e torna sempre con nostalgia nella sua terra: è infatti originario di Soriano Calabro, un paese di montagna a soli 80 km da Gerace – la città d’origine di Nicola Gratteri.
“La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile”, è inciso nel marmo del monumento che a Reggio Calabria ricorda Corrado Alvaro, il più importante scrittore calabrese degli ultimi secoli. Sembra che questi rappresentanti della sua terra vivano tutti secondo questo “motto”, tesi a restituire alla Calabria quella speranza che da troppo tempo le è negata.