Possiede ancora un atmosfera quasi sospesa, un atmosfera ferma al 79 D.C. giorno in cui l’eruzione del Vesuvio fece addormentare per sempre la città.
È possibile ancora oggi quasi toccare con mano usi, costumi ed abitudini, che sono ancora vivi.
Con una visita guidata alle botteghe, alle domus e agli edifici pubblici, è possibile quasi immergersi nella vita quotidiana degli antichi pompeiani.
E proprio l’anfiteatro era uno dei luoghi preferiti dai Pompeiani, il più antico luogo giunto a noi, dedicato al tempo libero. Il luogo dei giochi circensi, delle battaglie tra i gladiatori.
A Pompei, come in ogni altra città dotata di un anfiteatro, la popolazione aveva una vera e propria passione per i giochi, per i gladiatori e gli spettacoli più cruenti. Tanta la documentazione che è arrivata fino ai nostri giorni, non mancano graffiti che riguardano il tifo per l’uno o l’altro campione, ma anche di apprezzamenti femminili che riguardava la fisicità dei gladiatori.
Costruito nel 70 A.C. da due magistrati, Gaio Quinzio Valgo e Marco Porcio , sorge nella parte sud-est dell’antica città di Pompei. In realtà la scelta della posizione, che può sembrare quasi nella periferia dell’antica città, fu dettata da due motivi.
Il primo che per l’appunto era una zona della città poco abitata, e quindi la costruzione, e le giornate di spettacolo, non avrebbero intralciato la vita quotidiana della città, dato la grande affluenza di pubblico.
La seconda fu una scelta economica, in quanto la struttura venne addossata alla cinta muraria ormai in disuso, sfruttando un terrapieno già esistente.
Si trattava di un vero e proprio stadio, anche dal punto di vista del pubblico che partecipava con grande foga agli eventi, che sfociavano molte volte in risse.
Una delle risse più famosa accadde nel 59 D.C. quando i pompeiani si scontrarono con gli abitanti di Nuceria Alfaterna, a causa di motivi territoriali. Una rissa che riportò tanti feriti e addirittura morti.
Effetto di tale nefasta occasione fu la chiusura per 10 anni dell’anfiteatro.
La chiusura fu poi revocata a causa di un terremoto nel 62 D.C. che provocò ingenti danni alla struttura, la quale fu oggetto di ristrutturazione.
Ma il terremoto fu nulla rispetto a quanto avvenne anni dopo, con l’eruzione del 79 che lo ricoprì con un mantello di cenere e lapilli.
Un “mantello” che solo nel 1748 fu rimosso durante gli scavi borbonici.
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