La Casa dei Vettii, si può
finalmente ammirare in tutta la sua articolazione e complessità architettonica,
grazie ai recenti interventi. Il nuovo progetto di restauro, intrapreso nel
2016 sotto la direzione di Massimo Osanna, si è avvalso della collaborazione di
professionalità tra le più varie, tra archeologi, architetti, restauratori,
ingegneri, strutturisti e esperti di giardinaggio, profilandosi come uno dei
cantieri più complessi nel panorama dei beni archeologici degli ultimi decenni.
Particolarmente difficile si è rivelata la rimozione di strati di cera,
apportati sugli affreschi nel passato con l’intenzione di proteggerli e farli
risplendere: un metodo di restauro che si è rivelato altamente dannoso e che ha
inoltre oscurato molti dettagli delle raffinate pitture, con rappresentazioni
di architetture fantastiche e scene mitologiche. Il giardino del peristilio (giardino
colonnato), che disponeva di un articolato sistema di condotte d’acqua e
piccole fontane, è stato restaurato con l’inserimento di copie delle statue
originali conservate negli spazi espositivi e nei depositi del Parco
archeologico. Tra queste spicca una statua di Priapo, dio dell’abbondanza,
unica nel suo genere. Inoltre sono state piantumate antiche specie vegetali
riprodotte nel vivaio all’interno del Parco, nell’ambito di un progetto più
ampio che prevede la valorizzazione di giardini storici e la messa in
produzione delle aree verdi della città antica attraverso partenariati con
agricoltori e produttori del territorio. Scavata tra il 1894 e il 1896, la casa
dei Vettii apparteneva a Aulus Vettius Conviva e Aulus Vettius Restitutus,
probabilmente due liberti, divenuti ricchi con il commercio del vino. Lo
sfarzoso arredo pittorico e scultoreo della casa, dunque, riflette anche la
ricchezza del territorio della città, dove si produceva il vino per
l’esportazione in tutto il Mediterraneo, e la mobilità sociale, che consentiva
a due ex schiavi di salire ai livelli più alti della società locale.
Non mancano tracce della vita degli ultimi, tra le quali spicca un ambiente
adiacente alla cucina, nel quartiere servile, decorato con quadretti erotici.
L’ambiente, in passato, fu dotato di una porta di ferro per consentirne
l’accesso ai soli uomini adulti, barriera rimossa solo pochi giorni prima della
riapertura della casa. Si è ipotizzato che l’ambiente servisse per la
prostituzione, ipotesi che sembra trovare riscontro nel rinvenimento, sulla
parete sinistra del vestibolo, di un’iscrizione in cui una donna di nome
Eutychis, “greca e di belle maniere”, veniva offerta per due assi (Eutychis
Graeca a(ssibus) II moribus bellis).
Una testimonianza che Pompei offre, oltre alla bellezza dell’arte e
dell’architettura antica, della società dell’epoca con le sue stratificazioni e
costumi
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