Le dipendenze prendono la nostra vita in ostaggio. Alcune di queste sono condannate, altre lo sono ufficialmente ma nei fatti sono permesse se non addirittura promosse. Mi riferisco soprattutto all’alcol e alle sigarette. Le statistiche parlano chiaramente dei danni prodotti in maniera diretta e indiretta da questo prodotto, con l’aggravante che è lo Stato ad averne il Monopolio.
Nel mondo più di 3 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’alcol (pari a un decesso su 20 di tutte le morti). Tra tutti i decessi attribuibili all'alcol, il 28% è dovuto a infortuni, come quelli per incidenti stradali, autolesionismo e violenza interpersonale; il 21% a causa di disturbi digestivi; il 19% per malattie cardiovascolari e il resto per malattie infettive, tumori, disturbi mentali e altre condizioni di salute. Ogni anno in Italia oltre 40 mila persone muoiono per malattie correlate all'alcol. Secondo l'Osservatorio Nazionale Alcol-Cneps dell'Istituto Superiore di Sanità i consumatori “dannosi”, che presentano problemi di salute conseguenti al consumo di alcol, sarebbero circa 700.000.
Un genocidio da fumo: anzi, un auto-genocidio della razza umana. Ecco i dati spaventosi, raccapriccianti, per quanto prevedibili: il fumo da sigarette, entro il 2030, ucciderà ogni anno oltre 8 milioni di persone, contro i 7 milioni attuali, se non saranno attuate efficaci politiche di contrasto. In Italia il fumo causa 83.000 decessi l’anno: è la prima causa di morte. Il fumo uccide una persona ogni sei secondi ed è a tutti gli effetti un'epidemia fra le peggiori mai affrontate a livello globale.
La leggerezza con cui si sorvola sulle sbronze dei ragazzi e dei ragazzini, lo scherzare goliardicamente sull’abuso perpetuato da anziani e persone sole, sono un veleno per tutta la società.
Credo che ci sia troppa indulgenza nel tollerare lo scempio che l’abuso di alcol ha causato nelle persone e l’ubriachezza continua ad essere considerata un normale divertimento o diversivo al quotidiano.
L’incongruenza sta nella disparità di trattamento, alcolici e sigarette sono considerati molto meno pericolosi per la salute rispetto ad altre realtà sulle quali pesa una legislazione molto restrittiva.
L’appello di Charles Baudelaire ad essere sempre ubriachi è stato fin troppo preso alla lettera, così come molti altri inviti che sono arrivati dal mondo della musica e della cultura. Spesso gli artisti hanno dato un pessimo spettacolo di sé presentandosi ubriachi e inneggiando palesemente all’abuso. Da anziani poi hanno lanciato blandi e tardivi richiami alla sobrietà. Il luogo comune che vede l’artista aiutato nella sua creazione dalle sostanze deve essere sfatato, un corpo devastato e una mente alterata sono un ostacolo a qualsiasi attività, ciò che sono riusciti a fare è dovuto alle loro capacità che si sono espresse nonostante l’effetto nefasto delle dipendenze. Se son si è lucidi non si raggiunge l’estasi. La presa di coscienza riguardo ai danni provocati dall’alcol deve essere subitanea, altrimenti è inutile.
La vera porta per la dipendenza grave è la prima sigaretta e il primo bicchiere. Non può esistere un uso ponderato di queste sostanze, ormai lo sappiamo bene e le statistiche parlano chiaro. La vendita degli alcolici e delle sigarette non deve essere legale al pari delle altre droghe che recano dipendenza e danni alla salute. Dal momento che si vende una sostanza tossica non basta avvertire delle conseguenze per ripulirsi la coscienza.
Per questo motivo ho deciso di fare il mio J'Accuse allo Stato italiano per la vendita di sostanze gravemente tossiche e che producono danni sociali incalcolabili.
La libertà non è esser liberi di scegliere; la libertà è liberarsi delle scelte.
Rovigo, 1 luglio 2020
Alberto Nemo